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Finanza

Non abbiamo mai sperimentato una Brexit prima di oggi, così la paura dell'ignoto è destinata a influenzare il sentiment degli investitori, in quanto si cerca logicamente di scontarne i rischi. Siamo già in pieno rallentamento dei titoli azionari a causa della contrazione dei dati cinesi e il calo dei prezzi del petrolio. Ci mancava solo questa ulteriore fonte di incertezza.

Tra i 20 Paesi più esposti al rischio di una potenziale Brexit, Irlanda, Lussemburgo, Malta e Cipro sono i più esposti dal punto di vista commerciale e migratorio. E' ciò che è emerso da S&P's Brexit Sensitivity Index, l'indice introdotto da Standard & Poor's che tiene in considerazione le esportazioni di beni e servizi verso il Regno Unito rapportate al Pil domestico, i flussi migratori bidirezionali, le controversie con controparti UK nel settore finanziario e gli investimenti diretti stranieri in Gran Bretagna. L'indice non riflette le potenziali scosse di assestamento a livello politico e di mercato. Tuttavia è in grado di fornire una sintesi degli attuali legami economici (dal punto di vista reale e finanziario) con l'economia del Regno Unito, la quinta economia a livello mondiale.

Uno studio condotto da Capital Economics, commissionato dal fondo Neil Woodford, suggerisce che in definitiva potremmo anche non vedere molti cambiamenti. Tuttavia, ci sono un sacco di commentatori che pensano invece che una Brexit sarebbe una pessima notizia. Philip Hildebrand, CEO del gigante di investimento BlackRock, ha detto che “una Brexit offre un sacco di rischio con pochi vantaggi visibili” e aggiunge “potrebbe portare a minore crescita del Regno Unito e degli investimenti con disoccupazione e inflazione potenzialmente maggiori”. Un sondaggio condotto dal Financial Times su 100 economisti ha mostrato una evidente conferma dell’opinione di Hildebrand. Un’agenzia di rating come Moody’s ha detto che in caso di Brexit avrebbe messo il Regno Unito in “negative watch” con forte probabilità di ratings downgrade.

Quando si tratta di commercio, uno dei principali campi di battaglia per il dibattito su Brexit, ci sono potenziali vantaggi e svantaggi. La possibilità di un accordo di libero scambio permetterebbe agli UK di stabilire nuove relazioni con Paesi al di fuori dell'UE, ma importanti relazioni esistenti in Europa potrebbero invece soffrirne.

Forse l'effetto più significativo di una Brexit, nel breve termine, sarebbe nei confronti della sterlina: già ha perso il 2% contro il dollaro in febbraio, quando Boris Johnson ha annunciato il suo appoggio alla campagna “Leave”. Gli analisti di Goldman Sachs prevedono che la sterlina potrebbe cedere un altro 20%, se effettivamente l’UK uscisse dalla UE. Anche se questo potrebbe essere di aiuto agli esportatori del Regno Unito, sarebbero comunque risultati poco significativi rispetto al rischio molto più probabile di innescare il disinvestimento massiccio di capitali esteri.

Quali titoli azionari potrebbero soffrire? Non tutti i titoli del Regno Unito sarebbero colpiti da un’uscita dall'UE. In effetti, il FTSE 100 contiene un sacco di giganti delle materie prime che non ne risentirebbero granché. Tuttavia, secondo uno studio pubblicato da Galvan Research and Trading nel Regno Unito, ci sono alcuni settori che andrebbero trattati con molta cautela.

Banche e Servizi Finanziari - Questi settori potrebbero essere fra i più colpiti in caso di Brexit. Perderebbero il libero accesso in Europa, con i vari accordi su prodotti e servizi oggi venduti liberamente in tutta l'UE. Però si potrebbe ovviare al problema spostando la propria sede da Londra ad altre città europee come Dublino, Parigi o Francoforte.

Settore immobiliare - Da qualche tempo Londra sembrava un rifugio sicuro per tutti i tipi di ricchi investitori stranieri. Un significativo calo del valore della sterlina potrebbe innescare un esodo di massa di capitale. Se ciò dovesse accadere, i valori delle proprietà crolleranno e gli effetti potrebbero propagarsi a fondi immobiliari ecc.

Settore commerciale - L'incertezza economica che circonda una Brexit sarebbe una cattiva notizia per gli intermediari commerciali, le catene distributive, ecc. perché suscettibile di provocare minore fiducia nei consumatori, il che significa meno spesa su punti vendita e on-line. Per non parlare dell’incremento di costo dei prodotti importati, a causa del deprezzamento della sterlina.

Airlines e Viaggi - Oggi, facendo parte dell’UE, le compagnie aeree britanniche hanno accesso ai trattati di libero movimento che rendono molto più facile per loro atterrare in Europa: senza questa facoltà il costo di gestione delle compagnie aeree sede nel Regno Unito potrebbe aumentare considerevolmente. Le compagnie low cost sarebbero colpite in modo particolare, così come i tour operator.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale la Gran Bretagna potrebbe scivolare in recessione nel 2017 nel caso in cui decidesse di uscire dall'Ue. Il Pil inglese, nello scenario in cui la GB resti nell'UE, è previsto salire del 2,2%, continuando l'incremento in corso da anni, ma nel caso di Brexit il Fondo tratteggia due possibili scenari: il primo, dalle conseguenze più contenute, stima una crescita all'1,4%. Il secondo una contrazione dello 0,8%. Comunque "un effetto negativo e sostanziale nel lungo termine ... perché la Gran Bretagna è molto importante per alcune economie europee, ma in termini generale l'Ue è più importante per la Gran Bretagna di quanto la Gran Bretagna non lo sia per l'Ue".

Il drammatico assassinio della deputata laburista Jo Cox ad opera di uomo che urlava “Britain first” potrebbe cambiare l’esito del referendum del 23 giugno e quindi la storia dell’intera Unione europea. Negli ultimi giorni il sì alla Brexit stava guadagnando sempre maggiore terreno nei sondaggi e tra i sostenitori del “remain” iniziava a diffondersi un certo pessimismo. Basti guardare i forti cali delle Borse mondiali degli ultimi giorni per capire come il “leave” fosse davvero favorito. Ora, dopo l’omicidio della Cox, stando agli analisti politici d’Oltremanica, le cose potrebbero mutare radicalmente con una ripresa dei no alla Brexit. E così anche le Borse si riprendono.

 

Paolo Brambilla

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