Il bilancio d’esercizio è fatto di soli numeri?
Saper leggere un bilancio d’esercizio, riuscire a individuare le cose più importanti da dire, conoscere le criticità e i punti deboli, è determinante nella messa a punto di una strategia di comunicazione finanziaria integrata, chiara, efficace ed inclusiva.
La comunicazione finanziaria è materia molto complessa: è necessario sempre approfondire nel dettaglio ogni numero, ogni voce, perché il bilancio d’esercizio, da un punto di vista comunicativo, è un’arma a doppio taglio. Occorre saper evidenziare con efficacia i punti di forza e soprattutto essere bravi a rendere meno evidenti le debolezze. Prima di tutto questo però, è fondamentale saper leggere e interpretare i numeri.
Come si raccontano i dati finanziari? Quanto è importante saper comunicare in un mondo globalizzato? Ci risponde Daniele Salvaggio, Owner & Founder di Imprese di Talento:
“In un certo qual modo un bilancio d’esercizio è come una poesia e la sua comunicazione rappresenta la sua prosa. E’ necessario intanto essere molto attenti, non trascurare alcun dettaglio, capire il perché la redditività è salita o scesa, comprendere quando l’indebitamento è troppo o troppo poco, analizzare se vi è stata crescita, dove e con quale trend”.
Si pensa spesso che comunicare un bilancio sia un atto formale, soprattutto per le società quotate. C’è una griglia normativa cui attenersi, ci sono regole definite dalla Consob che dicono come scrivere il comunicato che accompagna la diffusione dei conti.
Può capitare, e capita solitamente quando meno ce lo si aspetta, che un giornalista, un azionista, un analista, provi a scavare al di là della cronaca, perché magari il bilancio nella sua essenza dice qualcosa in più, evidenzia un punto di svolta rispetto alla dinamica storica.
Si registra un calo evidente del fatturato? Cade la marginalità a dispetto della tenuta dei ricavi? Aumenta fortemente l’indebitamento? Si perdono volumi? Ci si ritrova a rinegoziare improvvisamente il debito?
Può accadere questo ed altro e allora il comunicatore deve saper affrontare la situazione senza farsi trovare impreparato.
“Occorre trovare spiegazioni plausibili a eventi inaspettati” prosegue Daniele Salvaggio “Occorre, con dimestichezza e tempismo, saper leggere e interpretare i numeri della società. Capire se è uno scivolone momentaneo; capire se c’è una causa esogena congiunturale o se si palesa un problema che rischia di essere strutturale. Occorre quindi rileggersi la dinamica storica dell’azienda e confrontarla con i diretti competitor. Se ad esempio per tutti c’è un calo non può essere certamente una “colpa” dell’azienda quella contrazione”.
La comunicazione finanziaria risulta dunque essere determinante per capire e far capire il vero valore di un’organizzazione: non può essere certamente improvvisata. Occorre studiare e avere una grande esperienza.
Se fino a qualche anno fa la comunicazione finanziaria era relegata al ruolo di attività “obbligatoria”, la crescente globalizzazione dei mercati finanziari e l’internazionalizzazione dei destinatari della comunicazione ne hanno imposto una forte rivalutazione, ponendola all’attenzione del management e delle autorità di vigilanza nazionali.
“Diventa pertanto fondamentale non circoscrivere il tutto ad una mera attività di comunicazione asettica e poco “appeal” conclude Salvaggio “Serve al contrario contribuire allo sviluppo di rapporti sempre più trasparenti e allineati nel tempo fra gli azionisti e i soci di un’impresa per mettere tutti nelle condizioni di possedere le informazioni di base ed esercitare consapevolmente il proprio ruolo. Ma anche mettere tutti gli “stakeholder” dell’azienda nelle condizioni di conoscere e pertanto giudicarne la gestione”.
Questi, in sintesi, gli obiettivi strategici della comunicazione economico-finanziaria, attività sensibile e driver fondamentale per la creazione di valore delle aziende quotate e non.
Paolo Brambilla