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Finanza

Di fronte al ripetersi di calamità naturali, come il terremoto che ha colpito il centro Italia nella notte tra il 23 e il 24 agosto, si continua a invocare l’intervento dello Stato. Ma guardando oltre i nostri confini non funziona sempre così. In caso di catastrofi naturali sono molti i Paesi ad avvalersi del sistema assicurativo.  È quello che è avvenuto ad esempio dopo le inondazioni nel sud est asiatico e gli uragani negli Stati Uniti.

Chiediamo alla Presidente dell’Assemblea Metropolitana del PD a Milano, Alessia Potecchi, qual’è la situazione in Italia.

“In Italia su questo argomento non vi è unanimità di pensiero: le posizioni sono diverse. Lo stesso Presidente del Consiglio ha sottolineato di recente che l’introduzione di una polizza assicurativa obbligatoria per gli immobili “non è prevista e che comunque questa ipotesi non costituisce la soluzione al problema in questione”.

Effettivamente prendere in considerazione questa ipotesi vorrebbe dire caricare la classe media di nuovi oneri, il che risulterebbe anche contraddittorio dopo l’eliminazione della tassazione sull’abitazione principale, ma l’eventuale piano assicurativo italiano in tema di catastrofi potrebbe prendere ispirazione dai modelli adottati dai Paesi ad alto rischio sismico come California, Giappone, Nuova Zelanda e Turchia che utilizzano programmi specifici per fronteggiare le calamità naturali”.

Ma quale potrebbe essere il ruolo dell’amministrazione pubblica in questo caso?

“Alcuni studi in proposito hanno sottolineato che si potrebbe pensare ad una partnership pubblica e privata che preveda una franchigia minima a carico dell’assicurato (che varia a seconda del tasso di rischio della zona in questione), una copertura assicurativa a carico del proprietario e un sistema di riassicurazione pubblico anche a livello internazionale. L’adozione, infatti, di un modello misto, pubblico e privato, comporterebbe dei benefici in generale come maggiore certezza e rapidità nei risarcimenti, un onere ridotto per le finanze pubbliche, una maggiore e specifica attenzione per le misure di prevenzione del rischio. Attenzione al progetto è stata espressa dal ministro Graziano Delrio che ha sottolineato il paradosso tra l’indetraibilità fiscale delle polizze volontarie contro le catastrofi naturali”.

Il governo si è già mosso allora in questo senso?

“Non dimentichiamo che l’azione del Governo e del Parlamento ha aperto in questa legislatura “il Cantiere Sociale” attraverso le misure contenute nella legge di Stabilità e con l’approvazione di leggi e riforme, e il conseguente stanziamento di risorse, una ventina di misure e oltre 10 miliardi investiti. La reazione dei cittadini di fronte alla tragedia del terremoto è l’ennesima dimostrazione di come dobbiamo lavorare per aumentare il capitale sociale e il grado di coesione delle comunità.

C’è un doppio lavoro da fare, quello del cittadino protagonista nelle proprie comunità che riscostruisce il proprio futuro e dall’altra le istituzioni che devono agevolare e supportare questo lavoro; prima la società e la comunità e poi le istituzioni al loro fianco. Dobbiamo mettere al centro l’idea di comunità perché è proprio questa che poi da forma e vita alle istituzioni”.

In termini finanziari, che cosa possiamo prevedere di innovativo in questo campo?

“Indubbiamente si tratta di impiegare per la ricostruzione cifre molto importanti. Secondo l'ufficio studi della Camera dei Deputati, in 48 anni sarebbero stati spesi circa 121 miliardi di euro per ricostruire ciò che i terremoti hanno distrutto. Ovviamente il ruolo dello Stato, anche in questi casi, è insostituibile. Non c'è libero mercato che tenga. E' compito dello Stato garantire la sicurezza ai propri cittadini.

Trovo corretto quello che fa il nostro Presidente del Consiglio cioè di chiedere che gli investimenti per la ricostruzione e per la messa in sicurezza del territorio siano posti fuori dai ristretti parametri del Trattato di Maastricht. La dimensione degli investimenti richiesti non potrebbe essere soddisfatta da una semplice flessibilità di bilancio”.

 Ma concretamente, si potrebbe ipotizzare qualche iniziativa specifica?

“Lo Stato potrebbe emettere specifiche “obbligazioni per la ricostruzione” al fine di creare liquidità da destinare esclusivamente alla realizzazione del programma di investimenti. Potrebbe essere la Cassa Deposti e Prestiti a farsene carico, al fine di non farli rientrare nell'alveo del debito pubblico. Del resto la stessa Germania usa in tale senso la sua Kreditanstaltfuer Wiederaufbau, la gigantesca banca di sviluppo tedesca che, con attivi per oltre 500 miliardi di euro, è da sempre considerata fuori dal bilancio statale: tale banca è stata il motore della ricostruzione e dello sviluppo dell'economia tedesca.

Con questa scelta il debito sarebbe strettamente legato a politiche di sviluppo che creano non solo unità abitative sicure, ma anche produzione, occupazione, aumento della produttività e maggiori introiti fiscali. Così lo stesso debito iniziale verrebbe in parte ripagato e creerebbe allo stesso tempo nuova ricchezza.

Ai sottoscrittori delle obbligazioni si potrebbe estendere la garanzia dello Stato fino al valore di 100 mila euro, così come avviene per i conti correnti bancari. Sarebbe una forma di forte incentivazione. Importante che detti titoli siano di lungo termine, almeno 10 anni, con capitale nominale garantito, ad un tasso di interesse basso, ma comunque superiore al tasso zero di oggi.”

 Non male come soluzione immediata. Ma accennavamo anche a soluzioni assicurative

“Un secondo strumento per sostenere gli investimenti potrebbe essere simile a certi contratti di assicurazione sulla vita. Il risparmiatore verserebbe un capitale, ad un tasso di interesse stabilito, mantenendolo bloccato per un certo numero di anni. Alla scadenza avrebbe diritto alla restituzione del capitale investito più gli interessi maturati, oppure ad una rendita commisurata. In questo caso non si avrebbe alcuna emissione di obbligazioni, ma si tratterebbe di “assicurazioni sulla stabilità del territorio. Anche questo strumento potrebbe essere gestito dalla stessa CDP. Per incentivare tali “polizze assicurative”, lo Stato potrebbe anche qui offrire una garanzia fino a 100 mila euro e altri eventuali incentivi”.

Paolo Brambilla

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