Fondatore e direttore
Angelo Maria Perrino

Café Philo/ Freud? Non era scienza. Per questo è sempre attuale



Sigmund Freud
Per quanto riguarda l'aspetto pratico, terapeutico, quali elementi sono rimasti immutati e cosa si è evoluto?

“Gli psicoanalisti puri sono piuttosto ‘conservatori’:  preferiscono ancora l’utilizzo del divano, per favorire una regressione più profonda del paziente, non intervengono attivamente nella terapia, se non per acquisire dati utili all’insight, o per interpretare il transfert. La durata ed i costi a volte inaccessibili delle sedute psicoanalitiche classiche hanno però lasciato spazio a nuove ‘psicoterapie psicoanalitiche’ che, pur ispirandosi largamente all’insegnamento di Freud, tendono ad ampliare le loro teorie di riferimento e loro strategie terapeutiche attraverso approcci integrati. Questo consente una minore durata delle terapie stesse e soprattutto un minor costo per il paziente”.

Due tra gli elementi che più incuriosiscono della teoria freudiana riguardano il transfert e l'interpretazione dei sogni. Di quali cambiamenti si vedono portatori?
“Freud riteneva che, entro breve tempo dall’inizio dell’analisi, i sintomi tendessero a scomparire, perché tutta l’energia conflittuale si sarebbe riversata nella ‘nevrosi di transfert’, provocata dalla relazione con l’analista. Si tratta di una proiezione sull’analista dei sentimenti rivolti ai vecchi oggetti d’amore genitoriali. A volte il transfert comporta un vero e proprio innamoramento del paziente per l’analista, che però è destinato a finire: infatti, è proprio la risoluzione del transfert che annuncia, secondo Freud, il momento di terminare la terapia. Quanto ai sogni, per Freud essi sono una straordinaria via maestra per l’inconscio, dal momento che permettono di scoprire quali sono i desideri più nascosti, e capire molti aspetti della personalità di cui altrimenti sarebbe difficile essere pienamente consapevoli”.

Cosa determina l'efficacia della terapia psicoanalitica?
“Le terapie psicoanalitiche in particolare si sono mostrate maggiormente efficaci in persone di buona cultura, tendenti all’introspezione. L'obiettivo terapeutico infatti consiste nella maturazione del paziente, che diventa più consapevole di alcuni aspetti della sua personalità, portando l'io (consapevolezza) dove prima era solo es (pura istintualità). Sempre più ricerche sull’argomento hanno dimostrato però che non è tanto il metodo seguito dal terapeuta ad essere efficace nel guarire i sintomi, quanto il suo carisma, la sua capacità di entrare in relazione col paziente, le sue capacità di ascolto e di comunicazione empatica. Il vero punto di forza di una buona terapia, si potrebbe dire, sta tutto nell’alleanza terapeutica che si stabilisce fra paziente e terapeuta sin dai primi momenti”.

La psicoanalisi può essere annoverata tra le scienze? Segue una metodologia propriamente scientifica?
“Freud riteneva che i processi psichici potessero essere analizzati ‘scientificamente’, se il terapeuta aveva una specifica formazione ed una esperienza clinica di ascolto del sintomo. Oggi questi accorgimenti non sono considerati sufficientemente validi per rendere ‘scientifica’ una teoria, che per essere tale deve essere ‘confutabile’, cioè verificabile. Viene anche rimproverato alla psicoanalisi di essere una teoria fondata su un atteggiamento troppo dogmatico, che rifiuta la critica e dunque anche la possibilità di autocorrezione. Altre critiche frequenti vengono fatte alle potenti Associazioni di psicoanalisi, in genere molto chiuse verso l’esterno e tendenti a coltivare il proprio orticello, le proprie gerarchie interne, piuttosto che confrontarsi con la ricerca scientifica e con il mondo contemporaneo. Ciò detto, la psicoanalisi rimane una teoria rivoluzionaria, laica, con un assetto concettuale molto rigoroso e una sua logica interna. Sebbene sia difficile definirla ‘scienza’, si fa fatica ad annoverarla fra le pseudo-scienza quali, per fare due nomi, l’astrologia o l’iridologia…”

Umberto Galimberti, in un'intervista ad Affari, ha detto che, sotto certi aspetti, la psicoanalisi si rivela anacronistica...
“A mio parere vi sono diversi motivi per cui la psicoanalisi può sembrare anacronistica: la sua mancanza di pragmatismo, la sua astrattezza, la sua durata, i suoi costi ecc. Non condivido le ragioni portate da Galimberti, ad esempio, quando dice che la psicoanalisi pensa ‘che dal dolore si possa guarire mentre i greci sapevano che, come la morte, anche il dolore fa parte della vita, non è l’effetto di una colpa quindi bisogna accettarlo’. Basti riflettere su quanto rispose Freud ad un paziente che gli chiedeva se poteva sperare di essere un giorno più felice. Freud rispose:  'Molto sarà guadagnato se riusciremo a trasformare la sua infelicità nevrotica in una infelicità comune. Contro l'infelicità comune lei potrà difendersi meglio, con una vita psichica risanata'. Dunque, nessuna convinzione che dal dolore si possa definitivamente guarire".

Ma la filosofia potrebbe sostituire le psicoterapie?
"Mi sembra una questione marginale, di etichetta più che di contenuti: ogni psicoterapia si basa in realtà su un assunto filosofico, ma la filosofia si è ormai distaccata dalla psicologia da più di cento anni; tornare indietro sarebbe deleterio, anche se per i filosofi disoccupati la ‘consulenza filosofica’ sarebbe un innegabile terreno di conquista”.

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