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Affari Europei
Agroalimentare, De Castro: "La nuova legislatura sarà cruciale”

A fine maggio 500 milioni di cittadini europei saranno chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento Ue e poi a cascata si rinnoverà la Commissione e il Consiglio dell’Unione Europea. Il voto sarà dunque cruciale per orientare le scelte che le Istituzioni europee prenderanno su un gran numero di dossier, compreso quello agroalimentare.

Durante questa legislatura non abbiamo praticamente affrontato il tema della riforma della Pac che per l’Italia significa circa 6,5 miliardi di contributi all'anno al settore primario”, spiega ad Affaritaliani.it Paolo De Castro, eurodeputato del PD e primo vicepresidente della Commissione agricoltura nell’aula di Strasburgo.

Onorevole De Castro, la Commissione europea aveva sottoposto una proposta di riforma della Pac. Con le imminenti elezioni é stata stracciata?

“Tutto dipende da come andrà il voto di maggio, ma trovo improbabile che la Commissione proponga un testo radicalmente nuovo. Potrebbe esserci una riproposizione dello stesso oppure la presentazione di un testo modificato in alcune parti”.

Quali sono gli elementi di criticità che ha riscontrato nell'attuale proposta della Commissione?

“L’elemento di maggiore criticità é l’architettura istituzionale che propone una rinazionalizzazione strisciante della Politica agricola comune. La proposta lascia agli Stati membri la facoltà di definire obiettivi, strumenti e controlli. È essenziale che ci sia una regia europea di quella che oggi è la politica che assorbe la maggior parte del budget comunitario”.

Perché la Commissione ha spinto per una maggiore autonomia degli Stati membri in tema di agricoltura?

“Il presidente Juncker non è stato in grado di proporre una visione coraggiosa dell’Europa del futuro, ma è rimasto paralizzato dal dibattito politico che ha visto contrapposti Stati e partiti politici. Non dimentichiamoci poi che con la Brexit vengono a mancare circa 12 miliardi dal bilancio della Pac, risorse che a meno di un maggior esborso da parte degli Stati membri dovranno essere tagliate dai trasferimenti verso le aziende agricole. E' quindi di fondamentale importanza che ogni euro venga speso bene”.

Ci attendono altre sfide importanti per il comparto agroalimentare?

“Certamente, sul tavolo ci sarà il dossier che riguarda l’informazione vrso i consumatori, in altre parole le etichette che troviamo su tutti i prodotti alimentari. Oggi si scontrano due visioni differenti su questo tema. Da un lato paesi come l’Italia mirano ad offrire informazioni dettagliate ai consumatori a cui poi spetta l’ultima parola sulla scelta di acquisto. Dalla Gran Bretagna invece viene un modello che mira ad influenzare la scelta del consumatore sulla base di indicazioni semplicistiche che poco hanno a che fare con gli aspetti nutritivi di un cibo”.

Si riferisce alle famose etichette a semaforo?

“Esattamente. Con la tipologia di etichetta proposta da Londra cibi come il Grana Padano o il Prosciutto di Parma sarebbero bocciati perché ricchi di sale, ma avrebbe invece il via libera la Coca-Cola Light, perché priva di zuccheri. Mi sembra un approccio sbagliato che non tiene conto dei principi della Dieta Mediterranea, riconosciuta come la migliore al mondo, che suggerisce di avere una dieta varia, senza fare una classifica dei cibi buoni e cattivi”.

Uno degli avvenimenti più importanti di questa legislatura è stata l’equiparazione effettuata dalla Corte di Giustizia Europea degli organismi ottenuti con le New Breeding Techniques (NBT) agli OGM transgenici. La partita è ancora aperta oppure l’Europa deve dire addio a questi nuovi strumenti?

“La partita e tutt’altro che chiusa e noi ci aspettiamo che la prossima Commissione prenda in mano questo dossier e distingua bene tra organismi transgenici ottenuti dall’unione di materiale genetico appartenente a specie non sessualmente compatibili e invece gli organismi ottenuti con le moderne tecnologie NBT. Sementi in grado di assicurare produzioni agricole di qualità in quantità, in maniera completamente sicura e sostenibile”.

Secondo lei qual è stata la maggiore vittoria che ha caratterizzato la legislatura che si sta per chiudere?

“Il risultato forse più interessante che abbiamo portato a casa é stata l’abolizione delle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare. Si tratta di quelle pratiche messe in campo dalle sigle della grande distribuzione che strozzavano milioni di agricoltori in tutta Europa”.

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