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Affari Europei
Arresti e licenziamenti, l'economia turca ora rischia il caos

Erdogan é stato l'artefice del 'miracolo turco' e potrebbe essere anche l'uomo che metterá la pietra tombale sull'economia del Paese. Quando é salito al potere il leader dell'Akp ha varato una serie di riforme liberali che hanno ridato fiato all'economia anatolica. Ha privatizzato molte aziende pubbliche, ha messo in ordine i conti dello Stato e ha disgregato quella casta che asfissiava il Paese. Al contrario dei kemalisti, che vedevano con sospetto gli imprenditori islamici conservatori, Erdogan li ha lasciati invece liberi di fare affari con una sola regola: arricchitevi e arricchite il Paese.

Quindici anni di miracolo economico turco

E cosí é stato, la Turchia ha visto un balzo in avanti del suo Prodotto interno lordo e ha attirato l'attenzione degli investitori internazionali che hanno messo soldi nelle aziende turche e delocalizzato in Anatolia i loro stabilimenti. L’Institute of International Finance (Iif), l’associazione delle maggiori banche del mondo, ha calcolato che gli investitori stranieri hanno investito in flussi di portafoglio più di 150 miliardi di dollari nei mercati azionari e obbligazionari turchi dalla fine del 2003.
Sempre l’Iif ha calcolato che gli investimenti diretti esteri (Ide), in fabbriche e proprietà turche hanno raggiunto i 163 miliardi di dollari.

Dopo il golpe capitali in fuga dal Bosforo

Eppure ora le cose stanno cambiando. Standard&Poor's ha deciso di tagliare il rating del debito sovrano di Ankara a BB-, spazzatura. Notizia commentata da Erdogan con uno sprezzante 'fatevi gli affari vostri'. E anche se in molti credono che questo periodo di incertezza sia solo passeggero, molti investitori stanno scappando, spostando i soldi che avevano nei depositi turchi da altre parti. La lira é cosí crollata, fatto in parte positivo visto che la Turchia é un forte esportatore, ma rischia di minare l'economia anatolica e la domanda interna.

Rapporti con gli Usa e l'Ue

Dovrebbe dunque pensarci bene Erdogan prima di lanciarsi contro gli Stati Uniti e l'Europa, perché i due mercati rappresentano la fonte principale di interscambio e finanziamento. I Ventotto contano per il 50% dell'interscambio commerciale di Ankara, mentre Ue e Usa rappresentano il 70% degli investimenti esteri diretti.

Rischio recessione

La Turchia corre il serio rischio di finire in recessione e di rimanerci per un bel po'. Gli arresti arbitrari non solo hanno indebolito il tessuto produttivo, ma hanno spaventato gli imprenditori turchi e stranieri. Erdogan e il suo cerchio magico si sono dimostrati cosí attaccati al potere da creare una nuova casta di fedelissimi, in cui la corruzione é la norma.

Quasi 11.000 arrestati, 55.000 licenziati 

I numeri d'altronde fanno pensare a certe repressioni nei Paesi latinoamericani. Dal fallito golpe di venerdi sono 10.937 le persone arrestate in Turchia, prevalentemente militari (oltre 6.000) e giudici. In totale sono stati mandati a casa 55.000 dipendenti pubblici. A fornire l'aggiornamento sull'epurazione in corso é stato lo stesso presidente Recep Taqyyip Erdogan in un'intervista ad al Jazeera. Erdogan é poi tornato a ribadire che se il Parlamento reintrodurrá la pena di morte - abolita nel 2004 per provare ad entrare nell'Ue - lui adotterá immediatamente la legge. 

Paura in Veneto: le esportazioni vero la Turchia valgono un miliardo

La crisi politica ed economica che sta percorrendo la Turchia spaventa anche gli imprenditori italiani, soprattutto in Veneto. Verso l'Anatolia infatti le imprese del Nord-Est esportano un miliardo di euro in macchinari e beni di consumo. É il primo mercato in Medio oriente e il sesto extra Ue, vengo prima solo Stati Uniti, Cina, Svizzera, Russia e Hong Kong. L'importanza della Turchia per il Veneto la si legge nei numeri. Rappresenta l'1,7% delle esportazioni venete e ben il 10,4% di quelle nazionali in Turchia.

Ma che cosa esportano le nostre imprese? Macchine utensili (31% del totale per oltre 300 milioni di euro), prodotti delle altre industrie manifatturiere (14,4% del totale per 140,5 milioni) e apparecchiature elettriche e non (9,2% e circa 90 milioni). Importanti anche gli scambi nel settore moda. In particolare gli articoli in pelle (escluso abbigliamento) valgono il 4,9% del totale e quasi 48 milioni di euro, gli articoli di abbigliamento (anche in pelle e in pelliccia) 4,5% e 43,5 milioni ed i prodotti tessili, 4,5% e 43,4 milioni.  

Tags:
turchia europa economia





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