Bce, Weidmann si ricicla pro Draghi. Tra gli sfidanti su il finlandese Liikanen
Entra nel vivo la battaglia per la nomina del post Draghi alla Bce. Weidmann prova a riciclarsi pro Draghi per spuntarla sul finlanedese Liikanen
BCE, LA SFIDA TRA GERMANIA E FRANCIA
Tra i due litiganti il terzo gode. O meglio, tra i due pesi massimi se non dovesse essere guerra si potrebbe trovare la soluzione di compromesso. Mentre è ancora tutta da scrivere la partita sulla presidenza della Commissione europea si scaldano i motori anche sulla fondamentale partita della Bce. Una partita correlata alla prima e sulla quale i due pesi massimi della grande coalizione che si va formando al Parlamento europeo, Francia e Germania, puntano molto. Se Berlino dovesse insistere per provare a imporre il suo Manfred Weber per il post Juncker la Francia sbarrerebbe la strada a Jens Weidmann per il post Draghi. Ma si potrebbe andare verso due nomi di compromesso come Michel Barnier alla Commissione e il finlandese Liikanen alla Bce.
VETI INCROCIATI SU COEURE E WEIDMANN
I papabili includono due francesi, il primo è Bénoit Coeuré, componente del Comitato esecutivo e con la delega chiave delle operazioni di mercato (quindi la supervisione del Qe). Si tratta probabilmente di colui che tecnicamente risulta più preparato sui compiti dell'istituzione. L'altro transalpino è il governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau. Ma c'è anche una terza pista che porta verso Christine Lagarde. La Germania spinge invece Jens Weidmann, che in quanto presidente della Bundesbank sarebbe quasi un candidato di "default". Tuttavia sul suo nome ci sarebbero possibili resistenze. Viene infatti considerato un arcifalco nel Consiglio Bce e si è sempre opposto alle misure espansive per cui Draghi ha spinto, prima contro l'eurocrisi poi per evitare la deflazione.
Weidmann rivaluta il 'whatever it takes' di Draghi
Nel frattempo Weidmann prova a ricalibrare le sue posizioni sul 'whatever it takes' di Mario Draghi, la promessa che la Bce avrebbe fatto tutto il necessario per salvare l'euro poi sfociata nell'Omt (outright monetary purchases). "La Corte di giustizia europea lo ha esaminato e ha determinato che e' legale. In piu', fa parte delle attuali misure", ha detto in un'intervista allo Zeit il presidente della Bundesbank noto per le sue posizioni da 'falco' che l'avevano portato ad assumere nel consiglio Bce una posizione contraria tanto all'Omt, quanto al successivo quantitative easing. Ora Weidmann, in corsa per la presidenza della Bce e possibile favorito se la Germania non dovesse aggiudicarsi la presidenza della Commissione europea o del Consiglio, si riposiziona. "La mia posizione non aveva una base legale. Era dettata dalla preoccupazione che la politica monetaria sarebbe finita nel vortice della politica di bilancio. Naturalmente, una banca centrale deve agire decisivamente nel peggior scenario, ma data la sua indipendenza, non dev'esserci alcun dubbio che agisce all'interno del suo mandato".
SALGONO LE QUOTAZIONI DEL FINLANDESE LIIKANEN
Ma intanto alla fine potrebbe spuntarla un terzo incomodo proveniente dal Nord, precisamente dall Finlandia che propone due contendenti. L'ex governatore della Banca centrale Erkki Liikanen, che come in altre situazioni analoghe potrebbe puntare ad essere quell'outsider su cui far convergenere consensi, godendo della non ostilità dei maggiori schieramenti. Infine si è autocandidato il suo successore, Olli Rehn, già commissario agli Affari economici ma che, come Weidmann, in quanto alfiere dell'intransigenza, oltre che artefice dei primi piani europei non proprio brillanti di salvataggio della Grecia, potrebbe incontrare ostilità da parte di vari Stati. Liikanen, invece, è considerato un professionista più flessibile e per questo potrebbe piacere a più Stati.
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