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Affari Europei
Brexit, ecco il piano dei Sei per rifondare l'Europa
Dopo la Brexit convocato il Consiglio europeo

Ad urne chiuse e con la Brexit vincente la parola d'ordine per i leader dei ventisette Paesi europei é chiudere il capitolo britannico il piú in fretta possibile. Londra ha deciso di lasciare lUnione europea e per il bene di tutti, é il ragionamento che si fa a Bruxelles, il divorzio deve avvenire nel piú breve tempo possibile. Intanto i leader dei Paesi fondatori dell'Europa (Italia, Francia, Germania, Lussemburgo, Belgio e Olanda) si incontreranno domani a Berlino per fare il punto e decidere su quali basi rifondare l'Europa.

Parola d'ordine: fare presto

Prima di tutto peró bisogna tagliare i ponti il prima possibile con la Gran Bretagna. Dopo la decisione di uscire dall'Ue presa dagli elettori del Regno Unito "i negoziati per l'uscita devono cominciare immediatamente, non possiamo attendere che si elegga un nuovo primo ministro", ha detto il presidente del gruppo Ppe in Parlamento europeo, Manfred Weber, al termine della riunione dei capigruppo. La vittoria della Brexit "e' una decisione britannica ed e' quindi un problema britannico". Anche il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, conta su un rapido avvio dei negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Ue. "Una situazione incertezza di anni" non e' l'interesse di nessuna delle due parti, ha detto Schulz parlando alla Zdf. L'Ue negozierá ora "seriamente" con il Regno Unito, che in futuro sara' trattato come "un Paese terzo".

"Siamo pronti anche a questo scenario negativo. Quello che non uccide rende piu' forti", ha detto il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Tusk ha quindi chiarito che dopo la decisione dei britannici di uscire dall'Ue "non ci sara' un vuoto giuridico", in quanto "il diritto Ue continuera' a essere applicato anche al Regno Unito con tutti i diritti e i doveri" previsti.

Quali relazioni tra Londra e Bruxelles?

Decidere di divorziare é un conto, mettersi d'accordo su come farlo é un altro paio di maniche. Londra ha tutto l'interesse ad ottenere il massimo e il nuovo premier chiederà almeno due cose: lasciare immutato l'assetto del sistema bancario, che permette alle banche inglesi di operare in Europa seguendo regole diverse. Mantenere un'area di libero mercato, con la possibilità delle merci di viaggiare senza dogane.

Bruxelles divisa sul prezzo da fare pagare a Londra per la Brexit

E qui sta il punto cruciale che i capi di Stato e di governo dovranno affrontare al Consiglio del 28 e 29 giugno. Giá, perché se é vero che Londra sa esattamente ció che vuole, a Bruxelles ci sono posizioni molto distanti. Francia e Germania guidano il fronte dei falchi, che vorrebbe farla pagare il piú possibile a Londra per la sua decisione. L'Italia, molto meno collegata economicamente con l'Uk, non ha pretese revansciste, ma sa di non potersi permettere di essere morbida. Poi ci sono i Paesi dell'est, interessanti a mantenere buoni rapporti con il governo inglese in cambio di un regime piú morbido rispetto alla chiusura totale dei flussi migratori interni all'Europa.

Paura per l'ascesa dei movimenti populisti

C'é poi la Spagna, che domenica andrá al voto e che sulla Brexit non potrá giocare la sua partita. Ma il voto iberico é guardato attentamente dalle altre cancellerie europee perché una vittoria di Podemos potrebbe mettere ulteriormente in forse la sopravvivenza dell'Unione. Ed ecco l'altro punto cruciale per gli equilibri continentali: le elezioni.

il 2017 anno cruciale per gli equilibri dell'Europa

Nel 2017 andranno al voto Francia e Germania, ma forse anche l'Italia, visto che se in autunno il governo dovesse essere battuto sul referendum costituzionale Renzi potrebbe fare un passo indietro. E in tutti e tre questi Paesi i movimenti euroscettici sono forti. In Francia Marine Le Pen macina consensi, mentre Hollande é ormai privo di qualsivoglia appeal tra gli elettori. In Germania, nonostante il governo Merkel sia ancora forte, Alternativa per la Germania sta crescendo velocemente. Mentre in Italia la possibilitá che il Movimento 5 Stelle salga a Palazzo Chigi non é piú cosí remota.

Il Consiglio europeo servirà proprio a questo. Assodato che Londra é fuori dall'Unione, gli altri Stati fondatori (che domani si incontreranno a Berlino) dovranno delineare che Europa vogliono costruire.

I Paesi fondatori decideranno quale nuova Europa costruire

“La Brexit é una delusione ma é anche un'incitazione a riformare l'Unione Europea", ha affermato il premier olandese e presidente di turno dell'Ue, Mark Rutte. Sulla stessa linea il presidente del gruppo socialista a Strasburgo, Gianni Pittella: “Dopo il referendum britannico abbiamo bisogno anche di mettere in piedi un cantiere per una maggiore integrazione europea". "L'Europa continua ma deve reagire e riconquistare la fiducia della gente. E' urgente", ha detto il ministro degli Esteri, Jean-Marc Ayrault, sul suo account Twitter.

E dichiarazioni simili sono state fatte un po' da tutte le Cancellerie europee. Piú integrazione dunque, ma su quali basi e con quali voti? Per fermare l'ascesa dei movimenti populisti Francia, Germania e Italia stanno pensando ad un gesto eclatante: dare vita ad una Europa a due velocitá, con i sei Paesi fondatori che dovrebbero giungere ad una unione totale dal punto di vista bancario e fiscale. Parigi, Roma e Bruxelles spingono per una mutualizzazione anche dei debiti pubblici e di ammortizzatori sociali europei. Mentre Berlino e Amsterdam frenano su questo punto. Ma tutti sanno che l'Europa come la conosciamo ha al massimo sei mesi di vita, poi o si cambia o si affonda.

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riforme europa dopo brexit





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