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Affari Europei
Brexit, il 29 marzo al via il divorzio tra Gran Bretagna ed Europa
Theresa May e Federica Mogherini

Dopo quasi un anno dal referendum dello scorso giugno la Gran Bretagna ha deciso di dare inizio al processo di separazione dall'Unione europea. Il governo britannico di Theresa May attiverá l'articolo 50 del Trattato di Lisbona il 29 marzo, avviando ufficialmente la procedura di uscita del Regno Unito dalla Ue. Lo ha annunciato il portavoce di Downing Street: "Il rappresentante permanente del Regno Unito a Bruxelles - ha sottolineato - ha informato questa mattina i responsabili dell'Unione europea che la Gran Bretagna attiverá l'articolo 50 il prossimo 29 marzo".

Due anni di tempo per trovare un accordo

Secondo il Trattato di Lisbona dopo che uno Stato si é appellato al suddetto articolo devono passare due anni prima che il divorzio si compia. Due anni in cui in sede di Consiglio (quindi i ventotto Stati membri) si dovrá cercare un accordo per definire in quali rapporti resteranno Bruxelles e Londra dopo l'addio. Due anni che peró, dicono i bene informati, potrebbero essere molti di piú. Il Consiglio infatti puó anche decidere una proroga per cercare una mediazione. I sostenitori della hard Brexit, dal canto loro, fanno sapere che alla scadenza dei due anni Londra sará fuori dall'Unione, con o senza 'soft landing' (atterraggio morbido). Questo significa che se May sará riuscita a cocordare un nuovo quadro di relazioni bene, altrimenti l'Unione si dovrá comportare con Londra come un qualsiasi altro Stato del Mondo, con conseguenze economiche devastanti.

Brexit, prima vera sconfitta per l'Ue 

Il lungo e complesso negoziato che sta per partire fra l'Unione europea e il Regno Unito per sancire la "Brexit" rappresenta, a 60 anni dal trattato di Roma che ha dato il via all'Europa comunitaria, la prima vera grande sconfitta del progetto europeo. La relazione fra i cittadini del continente e i britannici e' sempre stata burrascosa, a partire dal "veto" di De Gaulle al loro ingresso, durato fino all'inizio degli anni '70, ma anche dopo, con tutte le deroghe o "opt out" chiesti e ottenuti, che hanno fatto del Regno Unito un paese membro un po' sui generis e anche scomodo. Ma la vittoria del "leave" al referendum dell'anno scorso ha comunque rappresentato uno shock per il vecchio continente, alle prese con vera e propria crisi di identita'.

Appuntamento a Roma il 25 marzo

Le celebrazioni a Roma del 25 marzo escludono il Regno Unito, anche se fino alla conclusione del negoziato, non prima di due anni da quando comincera', continuera' ad essere formalmente parte dell'Ue. Molte energie saranno spese per portarlo a termine senza che nessuno ne esca troppo danneggiato, ma il comprensibile obiettivo di Bruxelles e' di scoraggiare ogni forma di emulazione: come e' stato ripetuto dai vertici comunitari in diverse occasioni pubbliche, non essere piu' nell'Unione europea deve essere uno svantaggio rispetto ad esserci. Altrimenti, si ammette il fallimento del progetto. Data questa premessa, i 27, divisi su molte questioni, dall'economia alla gestione dell'immigrazione, vogliono pero' dimostrare di non esserlo di fronte alla Brexit. Le "linee guida" del negoziato saranno stabilite in un vertice specialmente convocato una volta che Londra avra' invocato l'articolo 50 del trattato, e potra' tenersi a Bruxelles all'inizio di aprile o all'inizio di maggio. Ma la linea prevalente e' quella che si dovranno prima di tutto stabilire tutte le modalita' del divorzio, prima di procedere in un secondo momento alla costruzione del nuovo rapporto con il Regno Unito come paese "esterno".

Negoziato duro tra Unione e Londra: no all'emulazione

Le priorita', viste dai 27, riguardano innanzitutto i cittadini Ue residenti in Gb e i britannici residenti nell'Unione, e i contributi che Londra deve al bilancio comunitario. Il "capo negoziatore" Ue Michel Barnier e la sua squadra di una trentina di persone sono al lavoro dall'autunno scorso e si dicono "pronti" alla trattativa, mentre sul versante inglese molti accusano il governo di sottovalutare la sfida: "sembrano tutti ancora in campagna referendaria", accusava nei giorni scorsi un commento sul quotidiano Guardian, che stigmatizzava l'arroganza britannica ricordando anche che il negoziato non sara' una banale "partita a scacchi con 27 avversari", se non altro perche' alla fine ogni accordo dovra' essere ratificato da 38 parlamenti considerando quelli nazionali e quelli regionali. Recentemente il parlamento della piccola Vallonia ha tenuto sotto scatto per settimane l'accordo commerciale fra Ue e Canada. C'e' poi la difficolta' del governo di Theresa May nei confronti di chi e' contrario all'uscita: la Scozia, prima di tutto, che vorrebbe addirittura tornare a votare per l'indipendenza, visto che i suoi cittadini avevano votato "remain" il 23 giugno, ma anche l'Irlanda del Nord, che dovra' affrontare l'introduzione di un "confine esterno" nell'isola.

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brexit articolo 50





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