Brexit, il parlamento Ue dice no: "Proposta Johnson non dà garanzie"
E anche il premier dell'Irlanda boccia senza appello la proposta di Londra
BREXIT: EUROPARLAMENTO, 'PROPOSTA GB NON E' BASE PER ACCORDO'
Il Brexit Steering Group del Parlamento Europeo "non ritiene che le proposte del Regno Unito all'ultimo minuto del 2 ottobre, nella loro forma attuale, rappresentino la base per un accordo al quale il Parlamento possa dare il suo consenso. Le proposte non affrontano i veri problemi che devono essere risolti se si intende rimuovere il backstop, in particolare la all-island economy, il pieno rispetto degli accordi del Venerdì Santo e l'integrità del mercato unico. Mentre restiamo aperti a soluzioni praticabili, giuridicamente operative e serie, le proposte del Regno Unito sono insufficienti e rappresentano una significativa deviazione dagli impegni e obiettivi comuni". Lo comunicano i membri del Brexit Steering Group del Parlamento Europeo, che ieri hanno incontrato il capo negoziatore dell'Ue per la Brexit Michel Barnier.
BREXIT: PREMIER IRLANDA BOCCIA PROPOSTA JOHNSON, 'IMPERFETTA IN VARI ASPETTI'
"E' imperfetta in vari aspetti". Il primo ministro irlandese Leo Varadkar boccia così la proposta di accordo sulla Brexit presentata all'Ue dal governo britannico di Boris Johnson, incentrata su nuove soluzioni per il confine fra le due Irlanda. L'idea di Johnson è che l'Irlanda del Nord mantenga gli standard e i regolamenti europei sulle merci, uscendo però dall'Unione doganale. Ma Varadkar, non vuole il ritorno dei dazi fra le due Irlande. "Il nostro obiettivo è molto chiaro - ha detto in una conferenza stampa a Stoccolma, dove è in visita- non vogliamo vedere stazioni doganali fra il nord e il sud, così come non vogliamo dazi o restrizioni. Sono stati aboliti nel 1990 e non vogliamo che tornino. Non lo vuole la maggior parte della gente nel Nord e nella Repubblica d'Irlanda". Varadkar è anche contrario all'idea di sottoporre la proposta sul confine irlandese al voto del parlamento locale a Belfast, voto da ripetere dopo quattro anni. Tale procedura equivale a suo parere a dare potere di veto agli unionisti protestanti del Dup, vicini al governo Johnson.
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