Brexit, il Remain ora più forte. Caputo: “Facciamo sentire la nostra voce”
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
La Gran Bretagna sta vivendo un momento di incertezza unico nella sua storia moderna. L’accordo raggiunto tra la premier Theresa May e l'Unione europea è stato sonoramente bocciato dai deputati britannici. Si apre così una crisi di governo che potrebbe portare il Paese a nuove elezioni. Ma anche se la premier dovesse rimanere in sella, resterebbe il nodo di come garantire una uscita senza strappi della Gran Bretagna dall’Unione. Tutte le opzioni sono ancora sul tavolo: da un nuovo referendum alla hard Brexit.
“In questo scenario così fluido sarebbe importante che le istituzioni europee facessero sentire la propria voce, mandando un messaggio di apertura al popolo britannico per sottolineare il desiderio comune che la Gran Bretagna rimanga all’interno dell’Unione europea“, spiega ad Affaritaliani.it Nicola Caputo, eurodeputato del Pd. “Successivamente al referendum del 2016 Bruxelles non poteva dimostrarsi troppo morbida nei confronti di Londra dovendo intraprendere un percorso negoziale molto duro. Ma oggi che un accordo c'é è importante che Consiglio e Parlamento Ue inviino un messaggio di apertura alla Gran Bretagna”.
Onorevole Caputo, che valutazione dà del voto di ieri sera alla Camera dei comuni britannica?
“La Gran Bretagna si trova nel caos più totale. Le forze populiste hanno trascinato questo grande Paese in una situazione di incertezza e debolezza. Impressiona il numero di voti che hanno decretato la bocciatura dell’accordo raggiunto tra la premier e l’Europa. Credo tuttavia che gran parte delle scelte fatte dai deputati non siano legate alla Brexit”.
Ci sono questioni politiche interne?
“Al piano della Brexit si sovrappone una partita politica tutta interna al partito conservatore in cui forze contrarie all’attuale governo stanno utilizzando l'ipotesi di uscita del Paese dall’Europa per disarcionare l’attuale premier e prendere il controllo del partito, se non addirittura del governo”.
C’è il rischio che il paese vada ad elezioni anticipate?
“Il rischio c’è, dipende se la premier riuscirà a confermare la propria maggioranza in Parlamento. Credo tuttavia che il rischio più grande legato a nuove elezioni politiche sia rappresentato da un’uscita del Paese dall’Unione Europea senza accordo. In questo caso le conseguenze economiche, ma non solo, sarebbero pesanti in primis per la Gran Bretagna ma anche per l’Europa tutta”.
Il caos intorno alla Brexit quali ripercussioni politiche ha nel resto dell’Europa?
“Io credo che molte forze populiste, e gli elettori che oggi ne sostengono le istanze, stiano comprendendo quanto una uscita dall’Unione europea possa avere effetti disastrosi sull’economia e la vita di un paese. Da europeista convinto io non risparmio critiche a questa Europa, ma il mio sogno è una Unione ancora più coesa”.
In vista delle europee di maggio il Pd si dovrebbe presentare con una proposta convintamente europeista?
“Assolutamente sì, serve una maggiore cessione di autonomia da parte degli Stati membri. Dal canto loro le Istituzioni europee dovrebbero però adottare una politica maggiormente vicina ai cittadini e che sostenga la crescita economica e le famiglie. Ogni Stato dovrebbe mettere da parte i propri particolari interessi nazionali per perseguire un ideale di bene comune”.
Secondo lei gli italiani hanno raffreddato le proprie pulsioni anti-europee?
“La crisi economica scoppiata nel 2009 è stata il substrato sopra al quale hanno fatto presa le soluzioni semplicistiche ed euroscettiche propinate da alcune forze politiche, che oggi tuttavia sono state archiviate. Penso che gli italiani in fondo siamo europeisti, ma vorrebbero avere risposte concrete dall’Europa ai problemi che oggi affliggono imprese e famiglie”.
Commenti