Brexit, in arrivo un secondo referendum

Decine di deputati britannici di varia provenienza, finora almeno 84, intendono promuovere al Parlamento di Westminster una mozione affinché sulla Brexit sia indetto un secondo referendum: non piú soltanto sul se uscire o meno dall'Unione Europea, come in quello originario del 23 giugno, bensí direttamente sul come, cioe' sui termini dell'accordo che, in base all'articolo 50 introdotto nella normativa comunitaria con il Trattato di Lisbona, dovrá nel frattempo essere negoziato con la stessa Ue.

Con Bruxelles seguire la linea morbida o quella dura?

L'elettore si troverebbe di fronte a due possibilitá: accettare tale contenuto cosí com'é, in blocco, ovvero optare per rimanere nell'Unione. L'iniziativa, che sta gia' suscitando reazioni furibonde da parte dei conservatori al potere, é stata ideata dal leader liberal-democratico Tim Farron, che punta a subordinare la procedura per il recesso a un effettivo via libera alla nuova consultazione.

84 parlamentari per secondo referendum, su accordo con Ue

"L'articolo 50 sará innescato", ha dichiarato Farron al network pubblico Bbc, "ma solo se ci sará un referendum sugli elementi dell'accordo. Se il nostro popolo non sará rispettato", ha avvertito, "allora voteremo contro il governo". Oltre ai sette compagni di partito che siedono alla Camera dei Comuni, secondo il quotidiano The Daily Telegraph finora il numero uno lib-dem avrebbe convinto i 54 nazionalisti scozzesi e i tre nord-irlandesi dell'Sdlp piú una ventina di laburisti dissidenti (Jeremy Corbyn non ha alcuna intenzione di mettersi di traverso), per un totale appunto di 84 parlamentari.

Non solo: dal 5 all'8 dicembre la Corte Suprema del Regno Unito esaminerá il ricorso presentato dalla premier Theresa May contro la decisione con cui, il 3 ottobre scorso, l'Alta Corte di Londra le ha imposto di non dare corso alla Brexit senza la preventiva approvazione del Parlamento. Qualora May e l'esecutivo avessero la peggio anche in ultima istanza, e l'aula fosse chiamata a esprimersi, Farron e i suoi seguaci intendono presentare una marea di emendamenti per ritardare il piu' possibile il distacco dall'Unione, se non addirittura di fatto per paralizzarlo.

Johnson assente alla cena con Mogherini, basta "piagnisteo"

Il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson, con gia' un piede, se non tutti e due, fuori dall'Ue, e' stufo del "piagnisteo" in Europa sull'elezioni di Donald Trump alla Casa Bianca. Per questo non ha preso parte alla cena organizzata dal capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, prima del Consiglio Affari Esteri (Cae) di lunedí, proprio per un punto informale degli 'ancora' Ventotto sulla ripercussioni delle relazioni Usa-Ue con Trump, dal 20 gennaio 2017, alla Casa Bianca.

Fonti del Foreign Office hanno riferito che Londra "non vede la necessitá di un ulteriore incontro perché la tabella di marcia delle elezioni Usa é ormai da lungo tempo fissata. Un atto di democrazia ha avuto luogo, c'e' una transizione (passaggio di poteri tra il presidente Barack Obama e l'eletto Donald Trump, ndr) in corso e noi lavoreremo con l'attuale e la prossima amministrazione per assicurare i migliori risultati alla Gran Bretagna". Conferma della "special relationship" (relazione speciale) tra Londra e Washington, di cui parlo ' per primo nel 1946 Sir Winston Churchill, il premier britannico che guido' il Regno Unito contro la Germania nazista. Relazione sentita allo stesso modo anche dallo stesso Trump che infatti ha invitato come primo leader straniero, non appena sara' al 1.600 di Pennsylvanya Avenue, il premier conservatore Theresa May. Un modo per prendere le distanze da Obama che aveva molto criticato la Brexit, l'uscita dall'Ue di Londra, sancita dal referendum del 23 giugno. Consultazione ora 'sub jiudice' di un voto ai Comuni, grazie ad un ricorso all'Alta Corte di Giustizia, malgrado la netta contrarieta' di May.