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Affari Europei
Brexit, Juncker duro: non sarà un divorzio consensuale

DIMISSIONI DEL COMMISSARIO HILL/ All'indomani dei risultati del referendum britannico, si è dimesso Jonathan Hill, commissario europeo britannico con delega ai Servizi finanziari. Nell'annunciare l'addio alla sua carica,  Hill, uomo di Cameron a Bruxelles, ha riferito di averlo comunicato al presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, e si e' detto "molto deluso". "Poiche' ci muoviamo verso una nuova fase, non credo sia giusto che io continui come commissario britannico come se niente fosse successo - ha spiegato in una nota - in linea con quanto gia' discusso con il presidente della Commissione alcune settimane fa, gli ho annunciato che intendo dimettermi". E' necessario, ha aggiunto, che il passaggio di consegne con il mio successore avvenga "in modo ordinato". "Come molte persone qui e nel Regno Unito - ha sottolineato ancora - sono ovviamente molto deluso dal risultato del referendum. Volevo che finisse in modo differente... Ma il popolo britannico ha preso una decisione diversa ed e' cio' che prevede la democrazia. Quel che e' fatto e' fatto e adesso dobbiamo cercare di far funzionare al meglio le nostre relazioni con l'Europa". Lo stesso presidente della Commissiobne Ue ha fatto sapere che il posto di Hill sarà affidato, 'ad interim', al vicepresidente responsabile per l'Euro, Valdis Dombrovskis. Via twitter una portavoce della Commissione europea. ha fatto sapere che Juncker "è pronto a discutere rapidamente con il premier britannico David Cameron sul Commissario Gb che succederà a Hill. Le dimissioni di Hill, informa poi un comunicato della Commissione, entreranno in vigore alla mezzanotte del 15 luglio.

Il divorzio tra l'Ue e la Gran Bretagna "non sara' consensuale". Lo ha affermato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, ribadendo che Londra deve presentare "immediatamente" la richiesta di avvio dei negoziati per uscire dall'Unione. "Non capisco perche' il governo britannico abbia bisogno di aspettare fino a ottobre per decidere se inviare o meno la lettera di divorzio a Bruxelles. Vorrei riceverla subito", ha detto in una intervista alla tv tedesca ARD. Juncker ha ammesso che quella tra Londra e Bruxelles "non e' stata una relazione amorosa", ha riconosciuto che comunque quello della Brexit "non e' stato un buon giorno per la Gran Bretagna ne' per l'Europa", ma, ha assicurato, "dobbiamo andare avanti".

Il premier David Cameron ha annunciato le dimissioni: se ne andrà entro ottobre al massimo, quando il Congresso Tory darà un nuovo leader al partito e al governo. Il leader euroscettico Nigel Farage esulta, si augura che la Brexit porti a picco l'intera Ue e proclama l'Independence Day. L'ex sindaco di Londra, Boris Johnson, ha sostenuto lanciato la sua candidatura a Downing Street. Per gli italiani nel Regno Unito, la situazione "non cambia", ha fatto sapere l'ambasciata a Londra: Cameron ha precisato che non cambierà nell'immediato, almeno per i prossimi due anni.
 
Bruxelles è sotto choc, "sgomenta e incredula". E adesso si corre ai ripari: "è una situazione senza precedenti, ma restiamo uniti", assicurano i vertici istituzionali (Juncker, Schulz, Tusk e il premier olandese presidente di turno Ue, Rutte), al termine di una riunione di buon mattino a Bruxelles: un posto speciale del Regno Unito nell'Ue non sarà piu' possibile; e Bruxelles chiede anche a Londra di lasciare l'Ue "il prima possibile per non prolungare l'incertezza". Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha scritto una lettera ai dipendenti dell'esecutivo comunitario dopo il referendum che ha decretato l'abbandono del Regno Unito dell'Ue.
 
La lettera è rivolta soprattutto ai nazionali britannici impiegati nell'istituzione, complessivamente 1.126, pari al 3,8% del totale. "Secondo il regolamento del personale, voi siete 'ufficiali europei', avete svestito il cappello nazionale fuori della porta quando siete entrati in questa istituzione, una porta che non si chiuderà adesso", si legge. "Lavorerò, assieme ai presidenti delle altre istituzioni, per garantire che possiamo continuare a esprimere il vostro talento". Juncker assicura quindi di "essere pronto a fare tutto quanto nei miei poteri per aiutarvi in questo difficile processo". Questo vuol dire che "il nostro regolamento del personale verrà letto e applicato con spirito europeo".
 
Crollate le borse, tonfo della sterlina. L'agenzia di rating Moody's ha tagliato da 'stabile' a 'negativo' l'outlook del debito britannico. Ma gli effetti a catena non si contano: in Scozia, già si parla di un nuovo referendum sull'indipendenza. La premier Nicola Sturgeon, ha detto che l'opzione è "sul tappeto".
 
 L'Unione Europea e il Regno Unito devono avviare una transizione morbida verso un nuovo regime di relazioni economiche. è l'appello del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde. "Esortiamo le autorità di Regno Unito ed Europa a lavorare in maniera cooperativa per assicurare una transizione morbida verso una nuova relazione economica tra Gb e Ue, chiarificando inoltre le procedure e gli obiettivi generali che guideranno il processo", ha dichiarato Lagarde in una nota, "continueremo a monitorare gli sviluppi da vicino e siamo pronti a sostenere i nostri membri se necessario". Da parte sua, la Federal Reserve ha annunciato di essere pronta a immettere liquidità per compensare le pressioni che potrebbero arrivare sui mercati globali. "La Fed - si legge in una nota- è pronta a fornire liquidità in dollari alle altre banche centrali per far fronte, se necessario, alle pressioni sui mercati globali che potrebbero avere implicazioni negative per l'economia americana".

PADOAN - "Si e' avviata una doppia reazione a Brexit, finanziaria e politica. Ma la reazione finanziaria, almeno finora, e' limitata. Mi preoccupa di piu' quella politica". Cosi' il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in un'intervista sul 'Il Corrire della Sera'. "Dobbiamo pensare l'impensabile. C'e' un cocktail di fattori - spiega il ministro - che potrebbe portare a varie soluzioni, compresa un'ulteriore spinta alla disintegrazione. C'e' un'insoddisfazione profonda su immigrazione, sicurezza, economia: l'occupazione e la crescita migliorano, ma non abbastanza. E c'e' la tendenza a pensare che le soluzioni nazionali funzionino meglio di quelle europee". Secondo Padoan, invece, e' il momento di rilanciare l'Europa.

"Di rilanciarla e di cambiarla. L'Italia ha fatto le sue proposte. Da mesi e' sul tavolo il documento del ministero dell'Economia, fatto proprio dal governo, che dice: le priorita' sono l'occupazione, la crescita, il benessere, l'eguaglianza. L'Europa non puo' occuparsi solo di banche. Le stiamo stabilizzando, continueremo a farlo; ma dobbiamo occuparci anche dei cittadini. Perche' qui c'e' un problema di consenso sociale diffuso: bisogna che i cittadini ricomincino a pensare che l'Europa sia una buona idea". L'Italia, prosegue il ministro, chiede "una politica comune che non riguardi solo l'unione bancaria, ma l'immigrazione, la sicurezza e la lotta alla diseguaglianza. La diseguaglianza e' aumentata in Europa perche' la crescita e' bassa. Se si cresce di piu', se c'e' piu' lavoro, c'e' meno diseguaglianza. La diseguaglianza ostacola la crescita, non la favorisce. Dobbiamo essere capaci di autocritica e collegare meglio crescita, lavoro, welfare ed eguaglianza. A cominciare dalla proposta italiana di un'assicurazione contro la disoccupazione ciclica".

Quanto invece ai possibili contraccolpi per l'economia italiana: "Qualcosa cambia: facciamo parte di un'area integrata. Forse cambia meno che per altri Paesi. Lo ripeto: l'impatto su mercati finanziari, Borse, titoli di Stato non riguarda in particolare l'Italia". Quanto ai riflessi delle decisioni dei britannici sulle politiche economiche italiane "Stiamo lavorando - prosegue Padoan - su cosa fare degli spazi di finanza pubblica, e continueremo. Brexit certo non ci distoglie. Ma dobbiamo anche essere molto chiari: non e' da escludere che in seguito alla Brexit, per ragioni indipendenti da noi, il quadro economico peggiori, e ci sia una minore crescita. Questo avrebbe ripercussioni sulla finanza pubblica. Mi auguro di no. Ma e' nell'ordine delle cose". Sulle prossime scadenze e, in particolare sul referendum di ottobre: "In Italia il modo per battere il No e' spiegare perche' si fanno le riforme. Il successo delle riforme dipende anche dal fatto che si spieghi alla popolazione perche' un Paese deve riformarsi".

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