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Affari Europei
Brexit, ecco tutte le conseguenze su sterlina, famiglie, relazioni Ue, costi

Philip Hammond avvisa Londra: "Niente Brexit fino al 2022"

"Ogni negoziato è fatto di dare e avere da entrambe le parti e dovremo entrare in questa discussione comprendendo e accettando che dovremo dare e avere per ottenere il miglior accordo possibile per il Regno Unito". Lo ha dichiarato il cancelliere dello Scacchiere britannico, Philip Hammond, parlando dei negoziati sulla Brexit. "Dovrà essere un accordo che funzioni per il Regno Unito e per i suoi partner dell'Unione europea, è l'unico modo in cui si può fare un accordo. Ma sono fiducioso" sul fatto che "abbiamo un incontro sufficiente di menti su questa questione", ha detto ancora Hammond. E infine avvisa Londra: "La Brexit potrà andare a compimento solo nel 2022".

Brexit, cosa succederà dopo l’attivazione dell’articolo 50?

In scia al voto del Regno Unito a favore dell’uscita dall’Unione Europea, la reazione dell’economia britannica e del mercato azionario locale è stata più pacata del previsto. La sterlina, invece, si è indebolita. La spesa per consumi più solida delle attese ha contribuito a sostenere l’economia, mentre la resilienza del mercato azionario UK è stata in parte il risultato dell’appetito degli investitori per i titoli internazionali che producono utili sull’estero, soprattutto negli USA. Ma ora che l’articolo 50 è stato attivato, cosa succederà?

Sterlina deprezzata e impatto sull'inflazione delle famiglie

Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist, Schroders, afferma: "Il deprezzamento della sterlina ha rispettato ampiamente le attese e ora stiamo iniziando a vedere che gli effetti inflazionistici sui prezzi più elevati delle importazioni stanno iniziando a impattare sull’inflazione delle famiglie. I redditi reali disponibili sono cresciuti di quasi il 5% all’inizio dell’anno scorso, ma entro la fine del 2016 sono ricrollati a zero, proprio a causa dell’aumento dei prezzi al consumo. L’inflazione ha continuato ad accelerare e attualmente è al 2,3%. Prevediamo che salga fino al 3,5% entro la metà di quest’anno, il che implica che il reddito disponibile calerà ulteriormente nei prossimi trimestri, spingendo le famiglie a ridurre o le spese o i risparmi. Questi ultimi già da un po’ di tempo sono in calo, con un tasso di risparmio giunto al livello toccato durante la crisi finanziaria. Il margine con cui possono tagliarli ulteriormente a favore dei consumi è molto limitato. Ci aspettiamo un rallentamento dei consumi e di conseguenza dei Pil nel corso di quest’anno.

I costi dell'uscita

Per quanto riguarda l’ambito dei negoziati, la prima area di dibattito sarà il costo dell’uscita, basato sulle attuali liability del Regno Unito. Questa questione può potenzialmente ritardare i negoziati su altri aspetti, con il rischio per entrambe le parti di non avere più tempo per completare le trattative e per arrivare a una conclusione adeguata e quindi a un assestamento per il Regno Unito.

Le future relazioni

Al di là delle procedure immediata della rottura, dovrà essere concordato il quadro generale per le future relazioni. Ciò dovrebbe includere un quadro per il commercio, pur non trattandosi di un accordo commerciale. Al contrario, un accordo di transizione della durata di quattro o cinque anni è piuttosto probabile da entrambi i lati. In contrasto alle disposizioni attuali sul libero e pieno accesso, è probabile che vengano introdotte delle restrizioni. Il Regno Unito potrebbe rinunciare al commercio agricolo, in favore dell’industria farmaceutica o dei servizi finanziari. Sembra ci sia il desiderio di negoziare settore per settore, ma l’UE probabilmente desisterà, quindi non è chiaro come si svolgeranno le trattative.

Lo scenario hard Brexit

Se non verrà raggiunto un accordo entro i tempi stabiliti, allora potremmo trovarci nello scenario di “Hard Brexit”, cioè nell’eventualità di un abbandono unilaterale dall’UE, senza alcun accordo sul commercio o su qualsiasi altro aspetto della relazioni. Questo sarebbe un esito piuttosto negativo per tutte le parti, salvo che per i più convinti all’interno dell’attuale Governo britannico. Riteniamo che questo risultato avrebbe un potenziale piuttosto dannoso.

I rischi per il mercato britannico

Keith Wade, Chief Economist, Schroders, spiega: "Per quanto riguarda i rischi per il mercato britannico, abbiamo visto l’inizio di un rallentamento dell’economia domestica, che probabilmente potrebbe spingere a nutrire maggior timori sulle small cap. Nel caso di negoziati sulla Brexit particolarmente difficili, potremmo vedere periodi di decisa debolezza della sterlina, che potrebbero a loro volta dare un ulteriore supporto alle società che producono utili sull’estero. Il problema principale si creerebbe nel caso in cui, con serie perturbazioni a livello politico, calasse la fiducia verso la sterlina stessa e l’intero Regno Unito. Dovessimo assistere a una trasmissione dei ripetuti crolli della valuta britannica alle attese sui prezzi e sui salari, la Bank of England sarebbe costretta a effettuare una stretta monetaria. Credo che ciò comporterebbe un contesto molto difficile per i mercati nel Regno Unito, specialmente obbligazionari".

Scenario e conseguenze della Brexit nei rapporti tra Uk e Italia

“Con mercoledì 29 marzo – ha commentato Luigi Belluzzo, global managing partner di Belluzzo & Partners - inizia il periodo di negoziazione del ritiro della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Ci saranno turbolenze finanziarie e legali nel breve periodo. Il suggerimento è di prepararsi e non farsi trovare impreparati sia nelle scelte personali (permessi di residenza, cittadinanza) che commerciali (imposizioni fiscali, contrattualistica e contenzioso). Brexit è l’evento politico più significativo in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nessuno ha interesse che si crei incertezza o persino caos e nel breve periodo la Gran Bretagna si riposizionerà nello scacchiere mondiale, come “fair place” per cittadini globali e imprese. Una Global Britain che ci auguriamo sia di stimolo e cooperazione attiva per una Global Europe.”

Tutte le incertezze del post Brexit

Alessandro Belluzzo, global partner di Belluzzo & Partners e responsabile dell’ufficio di Londra: “Il 29 di marzo segna l’inizio di una nuova era tra Gran Bretagna e Unione Europea. Nessuno sa bene al momento quali saranno le conseguenze, ma è importante che tutte le parti coinvolte tengano un atteggiamento aperto e flessibile. Ci sarà incertezza, soprattutto nel corso di quest’anno, probabilmente il primo accordo riguarderà la posizione dei cittadini europei in GB e quelli britannici in Europa secondo un principio di reciprocità. Parte dell’opinione pubblica britannica è positivamente propensa su questo piano, come si è potuto vedere con gli atti della Camera dei Lord e anche con la manifestazione pro Europa di sabato scorso.”

"Londra resterà un hub internazionale per il commercio verso i mercati asiatici e nordamericani"

Tony Castagnetti, partner di Belluzzo & Partners a Londra: “Vedremo nel tempo se Brexit avrà influenze anche sul piano della politica fiscale del governo britannico e come l’Europa a doppia velocità risponderà, considerato quanto dichiarato a Roma durante i festeggiamenti dei 60 anni dalla firma del Trattato di Roma. In generale per le imprese sarà importante comunque mantenere un presidio nel Regno Unito, perché probabilmente Londra rimarrà uno dei migliori hub internazionale per il commercio verso determinati mercati, come quelli asiatici e nordamericani.”

Rapporti cross – border tra UK e Italia e impatto su aziende

 “Certamente – continua Alessandro Belluzzo - guardiamo con positività la competizione all'interno dell'Europa da parte degli altri stati, inclusa l’Italia con la manovra “Industry 4.0” e “Pacchetto Attrattività” (Regime fiscale neoresidenti e rientro dei cervelli). Dal punto di vista professionale pensiamo che la formula vincente sarà quella di mantenere una presenza sia in UK che in Europa per prender il meglio dei due mondi, guardando attentamente anche alle geometrie variabili che la diversa velocità certamente produrrà. I mercati restano interessanti e, come gli amici londinesi non mancano di sottolineare, pur con una punta di amarezza per la fine di una storia che non piace, al di là del risultato elettorale, la City preesisteva all’Unione Europea e mantiene una forza e una piattaforma che, se ben utilizzata, può rafforzare anche l’Unione Europea.”

La fuga da Londra? Non ci sarà, ecco perché

“A livello d’investimenti nei prossimi mesi e anni – continua Alessandro Belluzzo - non ci aspettiamo flussi eccessivi in uscita dal Regno Unito verso l’Italia.  A nostro parere, non ci sarà una fuga da Londra, perché la capitale del Regno Unito rimane una grande piattaforma internazionale per i mercati finanziari. Anzi il Regno Unito sta accelerando sul tema di attrattività nei confronti di alcuni particolari mercati come quelli asiatici e nordamericani.”

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