Brexit, Pittella: “Ecco la nostra road map per salvare l'Europa”
Gianni Pittella, presidente del gruppo Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, commenta con Affaritaliani.it il referendum inglese sulla Brexit
Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani
Presidente Pittella, i cittadini britannici hanno mandato un messaggio molto forte all'Unione europea. Come si puó salvare la 'casa comune' in questo momento di euroscetticismo montante?
“Dobbiamo trasformare la Brexit in un nuovo inizio per l'Europa. Questo é un giorno triste, ma non é il funerale dell'Unione”.
Come gruppo S&D che cosa chiedete?
“Prima di tutto la fine dell'austerity. Le regole imposte dal Fiscal compact non sono più sostenibili e devono essere alleggerite. Gli Stati devono avere gli strumenti finanziari per poter investire sulla crescita”.
Fino ad oggi ogni aumento di flessibilità é stato duramente contrastato dalla Germania e dagli altri Paesi rigoristi. Secondo lei la Brexit ha 'ammorbidito' la Merkel?
“Se non si archivia l'austerity non si capisce il cambio di rotta che tutti auspicano da dove dovrebbe partire. Adesso non servono risposte istituzionali, ma fatti concreti”.
Come ad esempio?
“Chiediamo che si arrivi ad una legislazione comune e definitiva sul fiscal dumping e sull'evasione fiscale. Dobbiamo spingere per ottenere l'unione bancaria e quella fiscale. Anche sugli eurobond crediamo che si possano fare passi avanti”.
L'Europa come puó aiutare i suoi cittadini dal punto di vista del lavoro?
“Il Piano Juncker ha proprio l'obiettivo di creare crescita. Inoltre chiediamo alla Commissione di accelerare sull'agenda sociale. Ad esempio combattendo il dumping sociale: prevedere cioè salari uguali per uno stesso lavoro, che sia fatto in Francia o in Italia”.
I britannici hanno votato Brexit anche per paura dell'immigrazione interna all'Ue. In Austria, Francia o Germania é invece quella extra-europea a spaventare. Su quali soluzioni puntate?
“La strada é già delineata: messa in opera del migration compact e della ricollocazione dei migranti. Commissione e Parlamento hanno fatto la loro parte, ora tocca agli Stati attuare i provvedimenti”.
Nell'opinione pubblica spesso si mette in relazione immigrazione e terrorismo. Gli europei si sentono poco sicuri. L'Europa puó proteggerli?
“Dobbiamo proteggerli. Per questo chiediamo che venga creata una FBI europea. Abbiamo visto come la collaborazione tra le intelligence nazionali non abbia funzionato. Dobbiamo avere una vera agenzia di intelligence comune che abbia poteri di investigazione”.
Lei ha giustamente ricordato come spesso le decisioni prese a livello di Commissione e Parlmento vengano poi disattese dal Consiglio e quindi dagli Stati membri. Come se ne esce?
“Ad oggi solo il Parlamento europeo é eletto direttamente dai cittadini. Noi vogliamo che in futuro venga scelto direttamente anche il presidente della Commissione che si dovrà presentare agli elettori con un programma definito. Serve un nuovo sistema di legittimazione democratica delle istituzioni”.
Bisogna passare attraverso una riforma dei Trattati?
“Accanto ai provvedimenti che ho elencato e che sono implementabili nel breve periodo dobbiamo aprire un laboratorio per arrivare alla revisione dei Trattati. Un punto dirimente per noi é che si introduca la figura del Ministro delle Finanze della zona euro e che si crei un bilancio europeo che abbia una capacità fiscale adeguata”.
Quello di oggi non é sufficiente?
“L'attuale bilancio é ridicolo se pensiamo alle sfide che abbiamo davanti. Ecco perché poi quando parliamo del Piano Juncker o del Migration compact dobbiamo aspettare che dagli Stati arrivino altri soldi o che ci sia un effetto leva”.
Come trovereste questi soldi?
“O con degli introiti diretti oppure con maggiori trasferimenti dagli Stati membri. Se vogliamo creare una Europa più forte e unita dobbiamo anche avere gli strumenti per lavorare”.