Sicurezza, Danimarca pentita per l'opt out: "Ora siamo a rischio"
Copenaghen non avrà accesso a informazioni di intelligence
La Danimarca si è accorta che forse ha commesso un errore. Il ministro della Giustizia Soren Pind lo ha ammesso dopo gli attentati di Bruxelles: "Potremmo non essere più in possesso di informazioni cruciali utili alla sicurezza nazionale". Un allarme bello e buono, dopo che l'Ue sta cercando di mettere a punto un sistema di condivisione delle informazioni riguardanti sicurezza e intelligence molto più strutturato rispetto al passato.
Ma Copenaghen rischia di restare fuori a causa di quanto accaduto lo scorso dicembre, quando il referendum per una maggiore integrazione su giustizia e sicurezza si chiude con la vittoria del fronte dei contrari, capeggiato dal Partito Popolare, formazione euro-scettica e anti-immigrati, seconda forza in Parlamento.
L’hanno spuntata i populisti che avevano parlato di una perdita di sovranità in materia di immigrazione nel caso di una maggiore partecipazione ai programmi europei. Ora il Paese rischia di uscire dalla zona di azione di Europol, la polizia europea. Non solo Copenaghen rischia di uscire dal panorama dell'intelligence europea con tutti i rischi che ne possono conseguire.
"Rischiamo di non fare più parte dei circuiti informativi dell'intelligence europea", ha ammesso Pind. La Danimarca sarà infatti esclusa dalla cooperazione poliziaria e di sicurezza a meno che Copenaghen non faccia un passo indietro sull'opt out. "Abbiamo bisogno di poter accedere alle informazioni a cui hanno accesso tutti gli altri paesi europei", ha proseguito Pind, "alla stessa velocità che hanno loro. Ma ci siamo in una situazione molto difficile".