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Affari Europei
Davos, timori Ue per populismo e Brexit.Bruxelles per la globalizzazione etica

Comincia tra tante incertezze, soprattutto per l'Europa, l'appuntamento economico più atteso. Dubbi sulla crescita dell'economia, timori per il futuro dell'Eurozona, alla luce della Brexit e dell'insorgere dei populismi, insofferenza per l'eccesso di burocrazia e tasse. Sono queste le tre preoccupazioni per il 2017 dei manager europei e italiani secondo quanto riporta il 20esimo Annual Global Ceo Survey di PriceWaterCoopers che, come ogni anno, viene presentato a Davos in apertura del World Economic Forum.

FORUM DI DAVOS, MANAGER ITALIANI PIU' PESSIMISTI

I Ceo nazionali, 50 intervistati da PwC tra i 1379 mondiali complessivi, sono nel complesso più pessimisti sull'andamento prospettico dell'economia globale rispetto ai manager di tutto il mondo anche se in percentuale sono di più a credere nel miglioramento ma in maniera meno convinta degli scorsi anni. Il 36% è fiducioso verso una crescita globale nei prossimi 12 mesi, in calo rispetto al 55% della precedente edizione, mentre il 44% prevede una stabilità (40% nel 2016).

MANAGER MONDIALI PIU' FIDUCIOSI

A livello complessivo la fiducia dei Ceo per il 2017 è comunque più bassa, 29%, ma in aumento rispetto al 27% del 2016. I manager italiani sono in controtendenza anche sulla fiducia nei propri profitti. Dopo 3 anni di crescita, positivi l'86% contro il 92% del 2016, ed a tre anni (92% vs 97%). Nel complesso i manager planetari hanno soprattutto fiducia nel breve periodo e ritengono che, nonostante le incertezze geopolitiche ed economiche, nel breve le cose miglioreranno. Anche nei confronti della Brexit i Ceo mondiali hanno meno timori: il referendum sull'Ue infatti non sembra aver influenza la posizione della Gran Bretagna e di Londra in particolare come mercato di riferimento. "I risultati della 20-¦ CEO Survey mostrano un'inversione nel sentiment dei CEO italiani, meno fiduciosi circa lo scenario globale e le prospettive aziendali. Tra le tre priorità chiave dei nostri CEO spiccano la definizione di obiettivi di crescita per linee esterne (M&A, JVs e Alleanze strategiche), lo sviluppo del capitale umano attraverso un'adeguata people strategy e il focus sull'innovazione attraverso l'utilizzo a 360 gradi della tecnologia in azienda" ha commentato Nicola Anzivino, Partner di PwC.. La buona notizia comunque è che Il 60% dei CEO italiani aumenterà l'organico, superiore al dato globale del 53%, focalizzandosi su competenze digitali, adattabilità e capacità di collaborazione. Anche se restano preoccupazioni sul cambiamento tecnologico e nelle scelte dei consumatori, insieme a IT disruption e cyber security nelle relazioni con gli stakeholder.

PER BRUXELLES CRESCE IL TIMORE DEI NAZIONALISMI

Nonostante le incertezze geopolitiche legate ai cambiamenti politici in Usa, alla Brexit, alle crisi in Siria, in Libia e al terrorismo, i manager europei mantengono un certo ottimismo e sono al 51% positivi sulle prospettive a lungo termine della crescita dei loro profitti. Le priorità sono tutte sugli investimenti in innovazione e sulla capacita' digitale delle proprie aziende. Ma anche gli investimenti in capitale umano. Sulla globalizzazione due terzi dei Ceo mondiali ritengono che ha avuto effetti benefici sulla connettività e sul libero movimento delle persone, del denaro e delle merci anche se in molti ritengono anche che ha contributo ad aumentare la diseguaglianza sociale. A preoccupare però rimangono i nazionalismi "fattore - scrive Pwc - che ha reso più difficile la competizione a livello globale". Anche la maggioranza dei Ceo italiani ritiene difficile bilanciare l'approccio globale al mercato con in trend protezionistico delle politiche nazionali".

UE ALLA DIFESA DELLA GLOBALIZZAZIONE ETICA E CONTRO IL PROTEZIONISMO

Tra gli argomenti di discussione quello dell'economia 'circolare'. Un concetto di economia che si rigenera da sola, messo sul tavolo dall'Asvis, l'Alleanza per lo sviluppo sostenibile che, alla vigilia del summit, ha voluto ricordare come l'economia circolare rappresenti uno degli aspetti dello sviluppo sostenibile. Un concetto che si sposa con quello di 'globalizzazione etica', altro leit motiv di quest'anno alla luce dei rapporti allarmanti sulla diseguaglianza secondo cui un 20% di 'Paperoni' gestisce il 70% delle risorse mondiali.

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