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Affari Europei
“E' la gelosia che ha permesso gli attentati di Bruxelles. Ora una Cia Ue”

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Marrone, esistono dei sistemi di scambio di informazioni tra le intelligence europee?
“Attualmente non esistono sistemi di scambio automatico di dati tra i servizi dei vari Stati europei. Tutto si basa sui rapporti bilaterali ed ogni accordo é dettato dalla buona volontà del singolo Paese”.

Come mai questa situazione?
“Perché le informazioni di intelligence hanno un valore e vengono scambiate in cambio di altre informazioni, oppure per avere un credito politico, per creare alleanze. Si basa tutto sulla fiducia o sfiducia tra un Paese ed un altro”.

Dopo gli attentati di Parigi, senza citare quelli di Londra o Madrid, la situazione non é cambiata?
“Assolutamente no. Questi sono meccanismi ben radicati che é difficile modificare. C'é una sorta di gelosia nel gestire le informazioni e non ci sono istituzioni in ambito Ue o Nato che producano una intelligence sovranazionale”.

In Europa però abbiamo l'Europol e l'Interpol, non bastano?
“Qui si sta parlando di cooperazione in ambito criminale, dove l'Europa ha fatto grandi passi avanti e c'é un buon livello di polizia. Il terrorismo é altra cosa”.

Quindi per arrestare il criminale comune si collabora, mentre per prendere un terrorista no?
“E' così. Perché quelle che riguardano un omicida o un ladro non sono informazioni sensibili per la sovranità nazionale. Esiste un legame tra il terrorismo e la politica estera di un Paese”.

Ci può spiegare meglio?
“I terroristi viaggiano tra uno stato e l'altro, sono appoggiati da reti transnazionali e ricevono fondi da altri Paesi. Coinvolgono dunque le forze di intelligence, che sono quelle che operano all'estero e sono legate alle politiche di difesa”.

Quali sono gli strumenti che dovrebbero essere messi in campo per prevenire gli attentati?
“Il terrorismo islamico é un fenomeno nuovo per l'Europa perché ha una forte connotazione internazionale, a differenza di quello rosso o nero che abbiamo avuto in Europa negli anni passati. I terroristi di Parigi venivano da Bruxelles e avevano combattuto all'estero. Serve dunque una cooperazione strutturata tra le intelligence, che devono superare le gelosie attuali. Serve una Cia europea. Ma questo non basta”.

Che cosa serve?
“Lo Stato islamico recluta i futuri terroristi nei quartieri poveri, tra i migranti di prima o seconda generazione. Per fermarli servono politiche di integrazione e una lotta contro la propaganda dell'Isis su internet”.

L'Europa dovrebbe fare di più per combattere Daesh in Iraq e in Siria?
“Certamente, perché se non si spengono quei focolai non si elimina il catalizzatore che attrae i terroristi. In Europa ci sono migliaia di foreign fighters che hanno combattuto in Medio oriente e ora vivono nelle nostre città”.

Dobbiamo dunque intervenire militarmente in Medio oriente?
“Non esiste solo l'opzione militare. Esiste anche la diplomazia per favorire un accordo tra le fazioni in Siria e Libia, come d'altronde si sta facendo adesso”.

Esiste un legame tra immigrazione e terrorismo?
“Non c'é un legame diretto. I profughi non sono terroristi. Dobbiamo però porci il problema che gli immigrati, in prevalenza di fede islamica, siano oggetto della propaganda dello Stato islamico che, in situazioni di disagio economico e sociale, esercita una attrazione molto forte”.

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europaattentati 2013





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