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Affari Europei
Ecco le sei crisi che tormenteranno i sonni estivi dei leader Ue
I leader europei al G7 di Taormina

 

Si avvicina il momento delle ferie e mentre molti europei preparano le valigie per partire, le cancellerie delle capitali del Vecchio continente sono in fibrillazione. Già, perché le crisi aperte sono molte e i leader europei non potranno godersi neppure un giorno di (forse) meritato riposo.

Ecco dunque quali sono le sei crisi che tormenteranno i sonni delle capitali europee.

Himalaya. Partiamo dall'area di crisi più lontana dall'Europa. In queste settimane la Cina e l'India si stanno scontrando, solo verbalmente, intorno ad una disputa territoriale che coinvolge anche il piccolo stato del Bhutan. Se dalle parole si dovesse passare ai fatti, come qualcuno spera, il rischio di una guerra nucleare non sarebbe così lontano.

La Brexit. Sarà il tormentone dell'estate, così come lo é stato nell'ultimo anno e mezzo. Per May e Juncker vacanze brevi, perché le trattative di divorzio non si fermeranno. Anzi. Se non ci sarà una forte accelerazione nelle pratiche di divorzio il rischio é che si arrivi al giorno della Brexit senza nessun accordo. E allora saranno guai seri per l'economia britannica (e in parte Ue) e per i tanti cittadini italiani che vivono in Uk.

I migranti. Quanti gommoni verranno recuperati al largo delle coste lubriche? E quanti immigrati dovranno essere accolti dall'Italia? E' questo il tormentone di Gentiloni e Minniti. Ma le altre Cancellerie Ue non dormono sonni tranquilli. Perché questi migranti vogliono andare nel nord Europa e le tensioni al Brennero e a Ventimiglia sono dietro l'angolo.

La Polonia. In Italia se n'é parlato poco, ma in Polonia il governo di destra ha varato una serie di misure che molti definiscono liberticide e antidemocratiche. Per questo Bruxelles sta seriamente pensando di ricorrere all'articolo 7 dei Trattati, la cosiddetta 'arma nucleare' di Juncker. Una clausola che permette di estromettere un Paese da tutte le decisioni in ambito Ue quando non rispetti i principi democratici. Ma l'Est Europa potrebbe schierarsi con Varsavia, creando una frattura nell'Unione.

La Catalogna. Il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, ha detto chiaro e tondo a Madrid che il primo ottobre si terrà un referendum sull'indipendenza della regione spagnola. La Corte suprema iberica ha già fatto sapere che la consultazione é incostituzionale, ma Barcellona vuole andare avanti. E a Madrid temono che il movimento indipendentista possa diventare violento, come nei Paesi Baschi.

La Russia. La guerra fredda in Ucraina non sembra dare cenno di volersi fermare. La Nato sta ammassando truppe al confine orientale europeo e ha indetto esercitazioni militari in grande stile per settembre. Intanto Mosca, insieme a Minsk, sta facendo altrettanto. Il rischio é che possa succedere un incidente che accenda la miccia degli scontri, come l'abbattimento del volo della Malaysian Airlines del 2014.

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