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Affari Europei
Germania, il populismo dell'Afd in ritirata. Frauke Petry: "Non mi candido"

GERMANIA, GIA' FINITA L'ASCESA DELL'AFD

Il populismo è già in ritirata. Quantomeno in Germania, dove gli euroscettici di estrema destra sono sull'orlo di una crisi di nervi. Frauke Petry, la leader dell'Afd (Alternative fuer Deutschland), ha annunciato a sorpresa che non si presenterà come capolista alle elezioni federali del 24 settembre. A soli tre giorni dal congresso federale che si terraà a Colonia, la presidente dei nazional-populisti tedeschi ha deciso di andare allo scontro, di fronte alle divisioni sempre più forti che lacerano il suo partito, senza considerare i sondaggi che oramai lo danno stabilmente intorno all'8% dei consensi, ben al di sotto dei risultati a due cifre messi a segno nelle elezioni di vari Laender l'anno scorso, dal Meclemburgo alla stessa Berlino. 

FRAUKE PETRY NON SARA' CANDIDATA AFD ALLE ELEZIONI

Ora, con un videomessaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook, Petry ha lanciato quella che i media tedeschi gia' definiscono una "bomba" dentro l'Afd, volta a scombinare i calcoli dei suoi oppositori interni, dal suo vice Alexander Gauland al capogruppo in Turingia, Bjorn Hoecke, che aveva scatenato una bufera per le sue posizioni a dir poco "relativiste" sul Terzo Reich. In più, si contano numerose iniziative contro gli attuali vertici del partito, compresa una petizione per farli dimettere al completo, mentre da più parti si evoca la possibilita' di una scissione. "Non sono disponibile ne' a fare la capolista da sola, né ad un ticket insieme ad un altro leader", dichiara adesso nel suo messaggio Frauke Petry. La quale come motivazione per la scelta cita "urgenti questioni di fondo del partito che vanno discusse indipendentemente da questioni di tipo personale".
 
PETRY: "NON ESISTE PIU' UNA STRATEGIA COMUNE"

A detta della leader, "dall'autunno 2015 non esiste piu' una strategia comune" all'interno di Alternative fuer Deutschland: "In questo modo - spiega Petry - l'immagine esterna dell'Afd è caratterizzata da provocazioni massimaliste non concordate di pochi nostri rappresentanti". Questo, dice la giovane imprenditrice ed ex moglie di un pastore protestante passata alla politica, ha spaventato una parte degli elettori "borghesi", ed ha portato alla conseguenza "che il nostro potenziale elettorale sia fortemente diminuito". Un potenziale che Petry colloca attualmente intorno al 14%, quando nell'autunno 2015 a suo dire sarebbe stato addirittura del 30%. Nelle ultime due rilevazioni l'Afd oscilla tra l'8 e il 10%. La scontro tra la leader ed una parte importante del suo partito - peraltro non insensibile, per dirla cautamente, alle sirene della destra piu' estrema - ha le sue radici in una divergenza strategica profonda. Non a caso, due settimane fa Petry aveva presentato una specie di documento programmatico da sottoporre al voto nel congresso di Colonia, in cui l'Afd dovrebbe prendere con decisione la strada "di un partito popolare borghese" che nei prossimi anni dovrebbe anche essere in grado di entrare in coalizione con altre formazioni. Una virata nel segno della "realpolitik", insomma, in aperto contrasto con l'ala piu' "movimentista" dagli echi più apertamente xenofobi e vicini al radicalismo di destra. Una linea, la sua, che però è già stata apertamente messa in discussioni da alcuni degli esponenti più in vista dell'Afd. Colonia accoglierà il congresso del 22 e 23 aprile con massicce proteste: la polizia stima che si presenteranno fino a 50 mila contro-manifestanti e non esclude scontri con alcune frange dell'estrema sinistra.

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