Golpe, si allontana l'ingresso della Turchia nell'Unione
Il fallito colpo di Stato in Turchia e la risposta di Erdogan allontanano il Paese dall'Ue. Ma Bruxelles ha ancora bisogno di Ankara nella gestione dei migranti
L'ambiguità dei rapporti tra Stati europei e Turchia sta tutta in un dato: alle prime notizie del golpe nessuna cancelleria si é fatta sentire per sostenere, almeno a parole, il governo democraticamente eletto di Erdogan. Tutti hanno nicchiato, aspettando di vedere quello che succedeva. E solo dopo che gli insorti sono stati catturati le agenzie di stampa hanno battuto le prime dichiarazioni da Londra e Berlino di sostegno ad Erdogan.
La Turchia serve all'Europa, ma é un alleato scomodo
Le relazioni tra Bruxelles e Ankara non sono mai state facili, né chiare. L'europa ha bisogno della Turchia e la Turchia ha bisogno dell'Europa, ma questo non basta per vivere in serenità. L'Europa non sente Ankara come parte del Vecchio continente, sia perché condivide solo una parte della sua storia, sia perché é di religione musulmana. D'altro canto Ankara non si sente europea al 100%, anzi, Erdogan vuole essere un ponte tra Oriente e Occidente, facendo del Paese un player di primo piano nell'area mediorientale.
Il nodo dei migranti
Il legame ambiguo che lega Ue e Turchia si esemplifica bene nella gestione dei migranti. La Turchia fa da filtro nei confronti dell'Europa impedendo che le centinaia di migliaia di siriani, afghani e iracheni sbarchino in Grecia. Venerdì sera in molti si sono chiesti come sarebbero cambiate le cose se fosse salito al potere una giunta di militari, probabilmente nulla dal punto di vista dei flussi migratori, ma per Bruxelles sarebbe stato piú difficile trattare con un regime. Erdogan continuerà a controllare le sue coste anche adesso che il golpe é fallito, ma Bruxelles dovrá fare i conti con le sue richieste.
Si allontana l'adesione della Turchia
L'Unione europea e gli Stati membri devono ancora dare ad Ankara i soldi che hanno promesso: sei miliardi di euro per gestire la crisi migratoria. Non sono pochi i governi che storcono il naso ad aprire il portafogli. Soprattutto visto che adesso la Turchia ha intrapreso una svolta autoritaria, con arresti di massa ed epurazioni. A Berlino la sensazione é quella di stare finanziando un regime.
Oltre ai soldi l'Unione europea ha promesso una liberalizzazione dei visti. Anche su questo capitolo Bruxelles aveva giá tirato il freno a amano prima del colpo di Stato. Si teme una forte immigrazione di cittadini turchi e il possibile ingresso di terroristi siriani, passati dalla Turchia attraverso i porosi confini (resi tali, a volte, consapevolmente).
C'é poi la questione dell'adesione della Turchia all'Unione. Erdogan non ci aveva mai creduto veramente, ma aveva preteso di inserire il punto nell'accordo sui migranti come segnale all'opinione pubblica. Allo stato dei fatti é impossibile che si possa pensare ad un ingresso, almeno per i prossimi venti anni. Specie se Ankara dará il via libera alla pena di morte per i cospiratori.
Csm europei preoccupati per misure arresto giudici
La rete eruopea dei Consigli giudiziari (i Csm) d'Europa, l'European Networks of Councils for the Jiudiciary (Encj), ha espresso in una nota "la grande preoccupazione per la sospensione e (in alcuni casi) l'arresto di oltre 2.700 (2.741, ndr) giudici avvenuto poche ore dopo il fallito golpe", evento che l'Encj condanna senza appello. L'Encj chiede alle autorita' turche "di rispettare in pieno i principi che garantiscono l'indipendenza dei giudici e i principi del giusto processo per qualunque persona coinvolta". L'Encj avverte che "seguira' gli sviluppi in Turchia in stretto contatto con le autorita' europee". I militari ed i giudici sono tradizionalmente in Turchia i custodi della laicita' dello Stato creato nel 1923 da Mustafa Kemal Ataturk , che il presidente - democraticamente eletto - Recep Tayyip Erdogan mal tollera.