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Affari Europei
Il M5S si appella all'Europa: “Serve un intervento Ue sulla Rai”
Lapresse

Di Tommaso Cinquemani
@Tommaso5mani

Il Movimento 5 Stelle prova a cambiare la Rai appellandosi all'Unione europea. Gli eurodeputati pentastellati hanno chiesto alla Commissione Ue di intervenire per fare chiarezza sulla riforma del servizio pubblico varata dal governo Renzi e per aumentare le tutele di chi la tv la guarda, inserendo nella nuova direttiva sui servizi media audiovisivi norme per la libertà di informazione e la tutela dei bambini.

Ma andiamo con ordine. Lo scorso anno il governo polacco ha varato una riforma della tv pubblica che prevede la nomina governativa dei direttori di radio e televisioni pubbliche. A protestare non furono solo i giornalisti polacchi, ma anche le istituzioni europee che giudicarono quelle norme contrarie al principio di pluralismo e libertà di informazione. La Commissione arrivò addirittura a paventare la sospensione per Varsavia del diritto di voto in seno al Consiglio Ue. Un provvedimento durissimo, mai usato nella storia dell'Unione, applicabile nei casi in cui un governo abbia derive antidemocratiche.

“Noi non campiamo perché la Commissione europea ha agito così duramente nei confronti della Polonia e invece non abbia detto nulla quando il governo Renzi ha varato una legge altrettanto liberticida in Italia”, spiega ad Affaritaliani.it Isabella Adinolfi, eurodeputata del Movimento 5 Stelle e membro della commissione Cultura. “Chiediamo che anche la Commissione si esprima in maniera esplicita sul caso italiano, dove il governo nomina l'amministratore delegato che ha poteri enormi all'interno della Rai. E se ci fossero gli estremi, chiediamo che si applichi la sospensione del diritto di voto”.

Proprio a Bruxelles la deputata pentastellata ha tenuto una conferenza insieme a Roberto Fico, presidente della Commissione di vigilanza Rai. Come fatto alla Camera a Roma, ora il Movimento 5 Stelle chiede che anche Bruxelles inserisca nella nuova direttiva sui servizi audiovisivi il divieto esplicito di trasmettere pubblicità all'interno dei programmi per bambini, come avviene già in alcuni Paesi europei, come il Belgio e l'Irlanda”.

“Chiediamo anche che venga fatta chiarezza nella normativa che riguarda i nuovi media e la tutela delle produzioni audiovisive europee”, spiega Adinolfi. “E' giusto che anche sul web ci siano delle regole, ma non possono essere la fotocopia di quelle in vigore per il piccolo schermo. Le nuove tecnologie offrono grandi opportunità per chi vuole comunicare ed é giusto lasciare maggiori libertà. Ma – ricorda Adinolfi – non possiamo neppure permettere che colossi aggirino il Fisco sottraendo i loro guadagni alla tassazione”.

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