InvestEU, una boccata di ossigeno da 700 miliardi per l'economia
E' in dirittura di arrivo, anche se sarà lanciato dal prossimo Parlamento e Commissione, InvestEU, il mega fondo di investimento che sulla scia del Piano Juncker (FEIS - Fondo europeo per gli investimenti strategici) mira a rilanciare l'economia del Vecchio Continente attraverso il finanziamento di progetti di Ricerca&Sviluppo, opere di viabilità e con un impatto sociale-ambientale. Insomma, un veicolo finanziario adatto a fornire risorse, private con 'assicurazione' pubblica, a tutti quei progetti che altrimenti non troverebbero finanziatori sul mercato.
“La dotazione finanziaria di circa 40 miliardi di euro permetterà, attraverso l'effetto leva, di mobilitare risorse private per circa 700 miliardi. Si tratta di un ammontare consistente di denaro che può contribuire a rilanciare la crescita in Europa”, spiega ad Affaritaliani.it Patrizia Toia, eurodeputata e capodelegazione a Strasburgo del Partito democratico. "Una risposta concreta a tutti quei politici che dicono che l'Europa é inutile".
Onorevole Toia, InvestEU raccoglie l'eredità del FEIS. Qual é il suo giudizio sul cosiddetto Piano Juncker?
“Il giudizio é positivo perché é un fondo che é stato in grado di finanziare tanti progetti a livello europeo utili a far ripartire l'economia e ha visto l'Italia e la Spagna al vertice della classica degli Stati che ne hanno beneficiato maggiormente”.
Una delle critiche fatte al FEIS é il fatto di aver fornito capitali con garanzia pubblica europea a progetti che avrebbero ottenuto comunque fondi privati...
“Questo é stato effettivamente un punto critico che con InvestEU abbiamo risolto. Questo Fondo finanzierà specificatamente quei progetti che sul mercato non troverebbero finanziatori perché troppo poco remunerativi. E infatti abbiamo sottolineato il ruolo sociale e ambientale di InvestEU”.
Ci può fare un esempio di progetti finanziabili?
“Pensiamo ad esempio al social housing, alla costruzione cioè di abitazioni che vengono poi affittate a famiglie bisognose a canoni agevolati, non di mercato. Si tratta di progetti difficilmente finanziabili da privati che invece così trovano denaro e hanno un impatto sull'occupazione forte”.
E per quanto riguarda gli impatti ambientali?
“La transizione verso una economia a basse emissioni richiede forti investimenti che spesso non offrono margini remunerativi sufficienti per attrarre privati. Rimanendo nel tema dell'edilizia pensiamo alla riqualificazione energetica degli edifici. Sono interventi necessari a rendere più sostenibili le nostre città e che hanno un forte impatto sulla crescita economica”.
All'interno di questo Fondo c'é anche l'italiana Cassa depositi e prestiti. Perché l'istituto italiano, che gestisce il risparmio postale, finanzia un fondo Ue che a sua volta finanzia progetti in Italia? Non sarebbe stato meglio un investimento diretto?
“Le ragioni di questa partecipazione ad InvestEU sono due. Prima di tutto il fatto che partecipando al fondo europeo il rischio viene condiviso tra tutti i soggetti partecipanti. Inoltre aumentiamo il ruolo della nostra Cdp a livello europeo, rimarcando il concetto di un approccio comune ai problemi”.
InvestEU può essere un progetto pilota per far accettare ai Paesi del Nord una condivisione europea dei debiti nazionali?
“La vera messa in comune del debito pubblico si sarebbe ottenuta con gli eurobond, proposti ma bocciati da Paesi come la Germania. Che non significa 'spalmare' il debito italiano o spagnolo tra tutti i cittadini europei, ma semplicemente mettere una garanzia europea sui debiti pubblici nazionali. Questo permetterebbe di abbassare gli interessi sul debito, il cosiddetto spread, che oggi zavorra la nostra economia”.
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