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Affari Europei
L'estate, i migranti e i debiti da pagare. L'ipotesi Grexit non é tramontata

Un anno fa Syriza, il partito guidato da Alexis Tsipras, vinceva le elezioni promettendo stop ai tagli e addio alla Troika. Dopo una primavera tumultuosa e un referendum popolare sulle richieste dei creditori internazionali, il governo Tsipra ha infine accettato tutte le riforme che Bruxelles e Washington gli avevano chiesto.

E ora? Ad un anno di distanza la situazione in Grecia non sembra essere migliorata. Il governo sta varando una serie di riforme e di privatizzazioni per fare cassa e ridurre la spesa pubblica. La riforma più controversa é certamente quella delle pensioni. Un testo fortemente voluto dai creditori che dovrebbe fare risparmiare ad Atene un miliardo di euro nel 2016.

Ma il Parlamento ha votato una versione soft che, si prevede, lascerà all'esecutivo l'arduo compito di trovare altri 600 milioni. Tsipras vorrebbe recuperarli da agricoltori e partite Iva, ma le riforme stanno creando molto malcontento nella popolazione che ormai non crede più alle promesse fatte in campagna elettorale da Syriza.

I creditori internazionali non saranno morbidi con Atene. Il governo Tsipras si regge in Parlamento su tre voti di scarto, una maggioranza che rischia di andare sotto sui dossier più controversi. Ma una crisi di governo non spaventa Bruxelles. Nuove elezioni porterebbero con tutta probabilità alla formazione di un nuovo governo, questa volta guidato dal partito di centrodestra Nuova democrazia. Un interlocutore più facile per i creditori internazionali che proprio questa settimana sono ad Atene per controllare i conti pubblici.

Alla crisi economica si deve sommare quella dei migranti. Se a luglio Atene dovrà restituire 3,5 miliardi di euro ai creditori, sarà probabilmente anche il momento in cui il Paese sarà investito dal flusso maggiore di migranti. Le condizioni favorevoli del meteo e la paura che l'Europa blindi le sue frontiere spingerà centinaia di migliaia di persone a mettersi per mare.

Le cancellerie europee lo sanno bene e potrebbero agire preventivamente, creando un 'cordone sanitario' introno alla Grecia. Guardie di frontiera europee e confini blindati. E in questo caso Atene diventerebbe il collo di bottiglia dei profughi che sognano la Germania e la Svezia. Con conseguenze imprevedibili dal punto di vista sociale ed economico.

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