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Affari Europei
Bayer-Monsanto, nozze a rischio. Per l'Ue 'danno alla concorrenza'
Il matrimonio Bayer-Monsanto sotto la lente della Commissione Ue

Le nozze fra Monsanto e Bayer, costate 66 miliardi di dollari, potrebbero essere giá finite. La Commissione europea "analizzerá" l'operazione di fusione tra i due colossi della chimica e le possibili conseguenze che potrá determinare. Lo ha detto Ricardo Cardoso, portavoce del commissario europeo per la Concorrenza, Margrethe Vestager. Chiarendo che "al momento é prematuro" esprimersi sull'operazione, l'esecutivo comunitario vuole stabilire se la transazione puó determinare distorsioni per il mercato, in particolare per quanto riguarda un'eventuale posizione dominante.

Chiusa l'acquisizione di Monsanto per 66 miliardi di dollari

La statunitense Monsanto ha accettato mercoledí la nuova offerta d'acquisto in contanti da 66 miliardi di dollari, pari a 128 dollari per azione, avanzata dalla tedesca Bayer. Nasce cosi' un gigante dell'agrochimica che controllera' il 24% del mercato dei pesticidi e il 29% del mercato dei semi. Monsanto aveva rifiutato le precedenti offerte di Bayer (la prima, a maggio, era pari a 122 dollari per azione) considerandole insufficienti.

"Cio' rappresenta un enorme passo avanti per le nostre attivita' nelle scienze agricole", ha commentato Werner Baumann, ad di Bayer. L'accordo per la fusione, si legge nella nota congiunta, ha carattere "definitivo" e "mette insieme due business differenti ma altamente complementari". L'integrazione, una volta ottenuta l'approvazione di azionisti e autorita' antitrust, dovrebbe essere completata entro la fine del 2017.

La prima offerta di Bayer per Monsanto risale allo scorso maggio, quando il gruppo tedesco mise sul piatto 122 dollari ad azione. La cifra venne giudicata "insufficiente" da Monsanto, che respinse anche i 125 dollari ad azione offerti a luglio, cosi' come era stata rifiutata la settimana scorsa un'offerta inferiore di appena 50 cent ad azione a quella definitiva. Bayer prevede di ottenere risparmi dalle sinergie della fusione che faranno crescere i profitti di 1,5 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Le due aziende nel 2015 avevano registrato un fatturato complessivo di 23 miliardi di euro e hanno insieme un budget totale per la ricerca e lo sviluppo di 2,5 miliardi di euro.

Monsanto: il colosso degli Ogm, tra progresso e proteste

Lo scorso maggio, per il quarto anno consecutivo, migliaia di manifestanti hanno sfilato in centinaia di citta' in tutto il mondo per protestare contro la Monsanto. Questa volta nel mirino dei dimostranti c'era il 'Roundup', dal 1975 uno dei prodotti piu' venduti del catalogo del gigante americano dell'agrochimica. Il diserbante a base di glifosato, utilizzatissimo per le colture di Ogm, e' stato definito "probabilmente cancerogeno" dall'Organizzazione Mondiale per la Sanita' e ha rischiato la scorsa primavera di venir bandito dal territorio Ue, finche' a fine giugno la Commissione Europea non ha optato per un rinnovo di 18 mesi delle licenze in attesa che, entro fine 2017, si preannunci la European Chemical Agency.

Si tratta solo dell'ultima controversia riguardante un'azienda che, nei suoi 115 anni di storia, si e' conquistata la nomea di multinazionale piu' discussa del mondo, anche in virtu' di un passato che vede il marchio legato, ad esempio, all'agente orange, il micidiale diserbante che fu utilizzato dall'esercito statunitense contro le aree controllate dai vietcong. Secondo quanto riportato dal 'Guardian', durante la guerra le foreste e i terreni agricoli vietnamiti furono bombardati con 12 milioni di galloni della sostanza, ad elevato contenuto di diossina. Secondo la Croce Rossa, almeno un milione di persone subirono problemi di salute o svilupparono disabilita' in seguito all'esposizione. Eppure proprio il Vietnam e' oggi tra le decine di paesi in via di sviluppo che ha spalancato le porte alle colture Ogm brevettate dall'azienda, la cui divisione agricoltura avvio' ricerche citobiologiche gia' nel 1975, quando il settore alimentare non era ancora il core business dell'azienda, che nel 1982 divento' la prima al mondo a modificare geneticamente la cellula di una pianta. Tre anni fa verra' aperto un laboratorio di biologia molecolare altrettanto all'avanguardia.

Nella storia della Monsanto l'apertura di nuove frontiere della ricerca e il brevetto di articoli destinati a suscitare aspri dibattiti sono quindi due elementi indissolubili. Nel 1994 il gruppo sara' il primo al mondo a ottenere il via libera per la distribuzione di un prodotto biotecnologico: il Posilac, ovvero la somatotropina bovina, ormone della crescita la cui somministrazione ai capi di bestiame rimane proibita in tutto il territorio Ue, come in Giappone, in Canada e in numerosi altri paesi, laddove negli Usa, unico Paese a consentirlo, e' possibile vendere il latte delle mucche sottoposte al trattamento con il Posilac.

L'anno dopo sara' il turno dei Roundup Ready Soybeans, semi di soia Ogm in grado di resistere al glifosato. E' questo l'anno di nascita ufficiale degli Ogm per lo sfruttamento commerciale, partenza di una vertiginosa espansione che vedra' la compagnia, cresciuta a colpi di acquisizioni nel settore agrochimico, a diventare nel 2000 la Monsanto che oggi conosciamo, una volta scorporate e cedute alla Pfizer le attivita' nel campo farmaceutico. Un'espansione che si e' appoggiata soprattutto sui paesi in via di sviluppo, alle prese con una popolazione in forte crescita da nutrire, mentre una chiusura nettissima e' sempre arrivata dall'Europa.

Eppure a mettere oggi sul piatto un totale di 65 miliardi di dollari in contanti (la piu' grande opa 'all cash' della storia) per rilevare Monsanto e' proprio uno dei giganti della chimica europea, la tedesca Bayer. Non e' certo, pero', per la controversa fama del gruppo Usa se dalla politica e dall'industria sono sorte molte voci critiche nei confronti del matrimonio. Dopo le fusioni tra Syngenta e ChemChina e tra Dow Chemical e DuPont annunciate nei mesi scorsi, l'integrazione tra Monsanto e Bayer vedrebbe tre gruppi controllare il 59% del mercato dei semi (con Bayer/Monsanto al 29%) e il 64% di quello dei pesticidi (con Bayer/Monsanto al 24%). Il rischio di meno prodotti a prezzi piu' cari ha infatti gia' messo in allerta le autorita' antitrust di entrambi i lati dell'Atlantico. Dubbi ci sono poi anche tra gli azionisti di Bayer, i quali temono che l'acquisizione in contanti sia troppo onerosa per una societa', come quella di Leverkusen, cosi' indebitata.

Tags:
europa fusione bayer-monsanto





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