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Affari Europei
Migranti, Orban: costruiremo un altro muro per fermarli
Migranti, Orban: costruiremo un altro muro

Il premier ungherese Viktor Orban ha annunciato la imminente costruzione di una seconda barriera al confine con la Serbia, in grado di fermare qualsiasi nuova ondata di migranti. La barriera rinforzera' quella gia' esistente, lunga 175 chilometri. "Il confine non puo' essere difeso con fiori e pupazzetti di peluche, ma con polizia, soldati e armi. Sara' costruita una nuova barriera con il piu' moderno equipaggiamento tecnico, capace di fermare centinaia o migliaia di persone", ha avvertito senza fornire ulteriori dettagli sulla natura del muro.

L'Ungheria teme per la tenuta dell'accordo tra la Turchia e l'Ue

Ma perché il presidente ungherese ha annunciato proprio adesso l'avvio della costruzione di un nuovo muro? La rotta balcanica é considerata chiusa dopo che l'Unione europea ha stretto un accordo con la Turchia che si é impegnata a pattugliare le proprie coste e ad impedire che nessuno le abbandoni senza permesso. Ma il colpo di Stato ad Ankara e la crisi diplomatica tra le due sponde del Bosforo non lasciano ben sperare sulla sopravvivenza dell'accordo e l'Ungheria non vuole farsi trovare impreparata.

Il Parlamento Ue pone una clausola su Turchia e paesi sicuri

Il Parlamento europeo propone una 'deroga' al concetto di paese sicuro d'origine per quanto riguarda la Turchia. Secondo la Commissione europea quello turco, in quanto Paese candidato all'adesione dell'Ue, e' ritenuto Stato i cui cittadini e quanti li' vivono non in situazione di pericolo ne' a rischio di diritti e liberta' fondamentali. Il concetto di "paese sicuro" rientra nella strategia europea di gestione del fenomeno migratorio. Tuttavia, nella proposta di relazione sul regolamento sui cosiddetti 'safe countries' che l'Aula votera' alla prossima sessione plenaria, i parlamentari europei hanno apportato una modifica al testo della Commissione per cui "gli Stati membri non dovrebbero applicare il concetto di paese di origine sicuro nei confronti dei richiedenti appartenenti a una minoranza o a un gruppo di persone che continua a essere a rischio alla luce della situazione nel paese di origine interessato".

La motivazione di questo emendamento, ha spiegato il relatore al testo Jozo Rados nei documenti allegati al progetto di relazione, si deve al fatto che "nel caso della Turchia e' relativamente elevato il tasso delle domande di asilo esaminate dagli Stati membri dell'Ue e ritenute fondate, il che significa che vi si verificano ancora discriminazioni e violazioni dei diritti umani ai danni di persone appartenenti a gruppi vulnerabili". Il Parlamento europeo da una parte riconosce che un Paese terzo candidato all'accesso nell'Ue sia "sicuro" in quanto vicino al rispetto delle liberta' e dei diritti fondamentali riconosciuti dall'Ue, ma dall'altra parte, si ritiene "particolarmente importante far si' che sia pienamente rispettato il dovere di esaminare singolarmente le domande di asilo".

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