Polonia, il presidente Duda blocca la contestata riforma della giustizia
Il presidente Duda blocca la riforma della giustizia voluta dal governo conservatore. Caos in piazza in Polonia
Polonia: il presidente Duda mette il veto sulla riforma della giustizia
Il presidente polacco, Andrzej Duda, ha posto il veto alle leggi di riforma della Corte Suprema e del Consiglio nazionale della magistratura, che -secondo i critici- riducono l'indipendenza della magistratura. "Questa legge (sulla Corte Suprema) non rafforzerà il sentimento della giustizia" nella società, "queste leggi devono essere sacrificate", ha detto Duda, in una dichiarazione al Paese trasmessa in televisione. La legge di riforma ha causato per giorni imponenti manifestazioni nelle strade polacche.
Veto sulla riforma voluta dal governo conservatore
"Le riforme della Giustizia sono necessarie, ma senza che provochino scontri nella società e senza che comportino una divisione del Paese", ha sottolineato Duda, che ha chiesto al governo di modificarle in modo che possano essere accettate dalla maggioranza dei polacchi. La riforma della Corte Suprema metteva la massima istanza giudiziaria sotto il controllo politico del partito di governo, perché dava al ministro della Giustizia, che è anche Procuratore generale, il potere di nominare la maggioranza dei magistrati, cosa che non deve spettare al ministro, ha precisato Duda. La decisione del presidente polacco è decisamente inattesa: legato al partito di centrodestra al governo Diritto e Giustizia, (PiS), del premier Jaroslaw Kaczynski, e finora sempre condiscendente con le proposte dell'esecutivo, anche le più contestate, Duda -secondo gli osservatori- avrebbe firmato senza problemi le riforme, approvate grazie alla maggioranza di cui il PiS gode in entrambe le camere. Il pacchetto era stato approvato nonostante le proteste e l'altolà delle istituzioni europee. Preoccupata da una riforma della magistratura che di fatto ne limitava l'indipendenza e l'imparzialità, la Commissione europea aveva infatti minacciato sanzioni e di fare un passo senza precedenti: attivare la procedura prevista dall'articolo 7 del trattato sulle violazioni sistematiche dei principi democratici e dello Stato di diritto che, alla fine, avvrebbe potuto addirittura privare la Polonia del suo diritto di voto in seno al Consiglio Ue.
Nelle piazze della Polonia continuano le proteste
Le manifestazioni per chiedere al presidente Duda di non promulgare il provvedimento si susseguivano da giorni. Anche domenica, migliaia di polacchi con candele accese in mano si erano radunati davanti ai tribunali: particolarmente affollata la manifestazione proprio di fronte alla sede della Corte Suprema a Varsavia dove le migliaia di manifestanti scandivano: "Costituzione, Costituzione". I manifestanti portavano anche bandiere polacche e rose bianche, simbolo del movimento civico di lotta per la difesa della giustizia. Duda ha approfittato del suo intervento per chiedere "calma e prudenza" a tutti i politici, "tanto a quelli che oggi hanno la maggioranza che a quelli dell'opposizione", e a tutti ha chiesto di risolvere le questioni nel dibattito parlamentare e non nelle strade. Oltre alla legge di riforma della Corte Suprema, Duda non ratificherà neppure quella di riforma del massimo organo di autogoverno dei giudici, che si era attirata anch'essa le critiche dell'Ue. Il veto del presidente non riguarderà invece la terza legge del pacchetto di riforma giudiziaria, che permette al governo di nominare i magistrati dei tribunali regionali e di appello, anch'essa approvata il 12 luglio. Adesso, dopo la sua decisione, i due progetti torneranno all'esame parlamentare perché vengano modificati con le raccomandazioni fatte dal capo dello Stato.