Affari Europei
Referendum trivelle, Bruxelles sollevata
L'Unione europea spinge per diversificare le fonti di approvvigionamento
Il pericolo é che l'Unione europea dipenda troppo da una manciata di fornitori che inviano gas e petrolio, fondamentali per il sistema produttivo dell'Unione, per fare circolare i mezzi e riscaldare le case. Per questo a Bruxelles da anni ormai si sta spingendo verso una diversificazioni delle fonti di approvvigionamento che, logicamente, comprende anche quelle sui suoli nazionali dei Ventotto.
E' per questo che la bocciatura del referendum sulle trivelle nel Mediterraneo fa tirare un (piccolo) sospiro di sollievo a cui guarda ai bilanci energetici dell'Unione. Certo, gli impianti interessati rappresentano una goccia nel mare, lo zero virgola qualcosa rispetto al gas e al petrolio che importiamo ogni giorno dalla Russia. Ma rappresentano comunque un segnale.
In uno scenario di instabilità globale la paura di Bruxelles era che l'Europa andasse verso una stagione referendaria che mettesse al bando le trivelle in mare, come quelle ben piú importanti nel nord europea, o le prospezioni marine, come quelle nelle acque internazionali del Mediterraneo al largo di Grecia ed Egitto.
D'altronde l'energia é uno dei fattori geopolitici piú rilevanti. L'Europa dipende in larga parte dalle importazioni di petrolio dall'estero. Mentre per il gas siamo legati ad una manciata di fornitori: Russia, Libia e Algeria in primis. Paesi che sono o destabilizzati o che hanno una politica estera in collisione spesso con quella europea. Ecco dunque che legarsi ancora di piú a loro significa una perdita di sovranità.
E mentre in Italia i cittadini bocciavano il referendum, a Bruxelles si discute del fraking: la possibilità cioé di estrarre gas e petrolio dalle rocce di scisto attraverso l'immissione nel sottosuolo di fluidi ad alta pressione. In Inghilterra giá si sta procedendo mentre in Germania l'opinione pubblica é spaventata dalla ricadute ambientali. E queste posizioni opposte si riscontrano un po' in ogni Paese. Da Bruxelles arriva una presa di posizione pilatesca: ogni Paese é libero di fare come ritiene piú opportuno.