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Affari Europei
Repubblica Ceca al voto, favorito il Trump ceco. Test sulla coesione dell'Ue

REPUBBLICA CECA AL VOTO, NUOVO TEST PER COESIONE POLITICA UE

Nuovo banco di prova per la coesione politica Ue. Domani e sabato nella Repubblica Ceca si vota per rinnovare il parlamento, e all'esito della consultazione è legato il futuro dibattito interno europeo, dominato da tensioni crescenti tra blocchi di paesi, alimentate dalla reazione popolare ed istituzionale all'emergenza migranti e dalla diversa interpretazione del progetto comunitario. Il voto, scrive il New York Times - ricordando i recenti appuntamenti elettorali in Europa, Olanda, Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna, Austria - deciderà "se la divisione tra nazioni più prospere dell'Europa occidentale e paesi sempre più autoritari" nell'Est del Vecchio Continente "si allargherà fino a diventare un divario incolmabile".

IL FAVORITO E' BABIS, IL TRUMP CECO

Alle elezioni si è arrivati dopo il superamento di una turbolenta crisi istituzionale, che a maggio ha visto i contrasti tra il premier Bohuslav Sobotka e il suo ministro delle Finanze di allora, Andrej Babis - accusato di evasione fiscale ed altri reati finanziari - sfociare in un confronto aperto tra lo stesso capo del governo e il presidente della Repubblica, Milos Zeman: un vero e proprio braccio di ferro, con tanto di premier 'dimissionato' contro la sua volontà in diretta tv dal capo dello stato. Il 63enne miliardario Babis, a capo di un impero agroindustriale e mediatico e grande protagonista del voto di venerdì e sabato, ha sempre respinto ogni accusa a suo carico e si è opposto alla richiesta di lasciare la poltrona di ministro fino a quando Zeman si è rassegnato ad allontanarlo. Al suo posto è stato nominato un altro esponente del suo partito, ANO (Azione cittadini insoddisfatti, 47 seggi in parlamento), al governo con i Socialdemocratici di Sobotka (CSSD, 50 seggi) e con l'Unione cristiana e democratica (KDU-CSL, 14 seggi).

CENTRALE IL TEMA DEI MIGRANTI

Ora, alla vigilia del voto, il partito di Babis - che era uscito vincitore già dalle regionali dello scorso anno - risulta primo nei sondaggi con almeno il 25% circa voti mentre il partito di Sobotka si aggira intorno al 12,5%. Il successo del primo è dovuto in parte alla promessa fatta dall'ex titolare delle Finanze di battersi contro la corruzione politica, malgrado le accuse a suo carico, tra cui quella di frode in ambito dei sussidi europei, ma soprattutto alla 'resistenza' opposta all'idea delle quote di redistribuzione dei migranti, un esempio di quella che definisce l'"ingerenza europea nella politica interna" del paese. Di Europa, in realtà, si è parlato poco durante la campagna elettorale, nota Jiri Pehe, direttore della New York University di Praga, già consigliere dell'ex presidente Vaclav Havel: "Se si pensa che l'Europa si avvia ad imboccare una strada a due velocità, è incomprensibile il fatto che i politici cechi non ne parlino, che non prendano posizioni pubbliche". Sobotka, che recentemente ha esortato il paese ad adottare l'Euro prima possibile, si è dimesso da presidente del partito a giugno e da allora esercita un'influenza relativa nel paese. Babis è contrario all'ingresso nell'Eurozona ed ha ripetutamente detto che non c'è nulla di male in un'Europa a più velocità. L'unico partito che ha inserito nel suo programma l'adozione dell'Euro è il movimento di centro-destra TOP-09, che nei sondaggi si aggira intorno al 6% delle preferenze.

SOLO IL 18% DEI CECHI A FAVORE TOTALE DELL'UE

D'altra parte, un sondaggio del 2017 del Public Opinion Center della Repubblica Ceca, rivela che solo il 18% dei cechi "appoggia con forza" l'idea che il paese sia membro dell'Ue, contro il 38% che "concorda in parte" con questa scelta, la più bassa percentuale di adesione all'ideale europeo registrata nei paesi membri del cosiddetto Gruppo di Visegrad, che comprende anche Polonia, Ungheria e Slovacchia. A favore dell'adozione dell'Euro è il 21% dei cechi. Quando Sobotka si è dimesso a giugno, è stato sostituito ai vertici del CSSD dal ministro dell'Interno Milan Chovanec, che ha attaccato Bruxelles sul tema delle quote dei migranti e del controllo sulle armi. Candidato del partito socialdemocratico alle elezioni è diventato invece un europeista, Lubomir Zaoralek, che ora rischia nel caso di cattivi risultati elettorali venerdì e sabato, di essere ritenuto responsabile della disfatta proprio a causa della sua posizione filoeuropea. Tra i partiti euroscettici (in questo caso anche anti-Islam) quello fondato dall'imprenditore di origine giapponese, il Partito della Democrazia Diretta e della Libertà, che naviga intorno al 9,5%.

TEST SULLA COESIONE DELL'UE

Babis si avvia con ogni probabilità a sedere sulla poltrona di premier anche se - affermano gli analisti locali - molto dipenderà dall'ampiezza della vittoria di ANO e quindi dall'eventuale possibilità per gli altri partiti di formare un'alleanza alternativa, escludendo il partito del miliardario. L'imprenditore è al secondo posto della classifica delle persone più ricche nel paese, con una fortuna stimata di 88 milioni di corone ceche, possiede o controlla due tra i più popolari quotidiani del paese, un'emittente radiofonica e una rete televisiva. E' anche ex amministratore delegato ed unico proprietario del conglomerato Agrofert. Il Magazine Foreign Policy lo ha soprannominato 'babisconi', con un'allusione a Silvio Berlusconi, molti lo chiamano "il Trump ceco". Dice di voler guidare il paese come "un'impresa di famiglia", è contrario alle sanzioni alla Russia, vuole abolire il Senato, ammira il modello di potere centralizzato di Orban e non ama i giornalisti.

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repubblica cecacoesione ue





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