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Affari Europei
Turchia, Europa ancora una volta divisa.I destini paralleli di Erdogan e Orban

E alla fine, ancora una volta, l'Europa è divisa. Anche quando sembrava che dovesse assumere una posizione comune, una voce forte e risoluta. Niente unanimità sull'embargo europeo sulla vendita di armi alla Turchia dopo l'invasione di Ankara nel nord della Siria. Si andrà, ancora una volta, in ordine sparso. Dopo quanto già annunciato negli scorsi giorni da Germania e Francia, anche l'Italia dirà basta all'export verso i turchi. 

DI MAIO ANNUNCIA LO STOP DELL'ITALIA ALLE ARMI IN TURCHIA, MA SALTA L'EMBRARGO EUROPEO

Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio alla fine del Consiglio europeo dei ministri degli Esteri a Lussemburgo: "L'Italia bloccherà l'export di armamenti verso la Turchia per tutto quello che riguarda le commesse da domani in poi, il futuro dei prossimi contratti e dei prossimi impegni", annunciando la firma di un decreto ministeriale nelle prossime ore.

AUSTRIA TRA I FALCHI: "CANCELLARE IL PROCESSO DI ADESIONE"

Ma, nonostante le richieste di Di Maio e Le Drian (tra gli altri), non ci sarà un "embargo europeo" nella vendita di armi ad Ankara. Vero che dal punto di vista burocratico il procedimento sarebbe stato più lungo con un embargo comune rispetto a decreti dei singoli Stati, ma altrettanto vero è che le posizioni non sono state allineate tra tutti gli Stati membri. Particolarmente dura l'Austria, che ha chiesto attraverso il suo ministro degli Esteri Alexander Schallenberg la cancellazione totale del processo di adesione all'Ue di Ankara, che langue da anni in un limbro dal quale sembbrava comunque già difficile potesse uscire.

LA GRAN BRETAGNA PROVA A FRENARE

Ma c'è anche chi ha deciso di non scoprirsi contro la Turchia. La stessa Gran Bretagna avrebbe a lungo espresso perplessità bloccato l'approvazione della dichiarazione congiunta dell'Unione europea che previsto una "condanna" formale dei 28 per l'offensiva della Turchia nel nord-est della Siria. Perplessità motivate dal fatto che Londra, che dovrebbe presto uscire dall'Ue e forse senza un accordo con Bruxelles, non può compromettere possibili rapporti diplomatici e commerciali con altre entità extra europee. Alla fine poi il comunicato con la "condanna" è arrivata, così come l'annuncio di sanzioni sulle trivellazioni a Cipro.

STOP ALL'EMBARGO UE: LA CONFINANTE BULGARIA TEME L'ONDATA DI MIGRANTI

Allo stesso modo, anche due stati dell'Est hanno frenato sull'embargo europeo. Si tratta di Bulgaria e Ungheria. La prima confina proprio con la Turchia e sarebbe quella più esposta, insieme alla Grecia, a una ipotetica nuova ondata di migranti scatenata da Erdogan come lo stesso leader turco ha minacciato negli scorsi giorni.

STOP ALL'EMBARGO UE: I DESTINI PARALLELI DI ORBAN ED ERDOGAN

Diverso il discorso per l'Ungheria, il cui leader sembra per ironia della sorte vivere grattacapi interni simili a quelli di Erdogan. Così come il leader turco ha perso le elezioni amministrative a Istanbul (e in diverse altre città) negli scorsi mesi, anche il candidato di Orban è appena stato sconfitto alle elezioni di Budapest, nelle quali le opposizioni si sono presentate con un'inedita alleanza trasversale che può aprire qualche crepa nel sistema di potere del leader spirituale di Visegrad. 

EUROPA SOTTO SCACCO

La mancata risoluzione comune mostra ancora una volta come l'Europa abbia molto da perdere dalla vicenda turco siriana. L'accordo del 2016 sulla gestione dei migranti, costato moltissimi soldi a Bruxelles, ha dato il pallino in mano proprio ad Ankara, che ora può minacciare di scatenare una nuova ondata di migranti. Argomento su cui molti stati sono sensibili.

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