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Affari Europei
Spagna, Sanchez verso il governo. Vicino l'accordo con Podemos

Spagna: corsa contro il tempo per un accordo Sanchez-Iglesias

In Spagna è corsa contro il tempo per trovare un accordo tra socialisti e Podemos che permetta la nascita di un governo di coalizione tre mesi dopo le elezioni di fine aprile: nonostante il passo indietro del leader della formazione della sinistra radicale, Pablo Iglesias, che venerdì ha eliminato il "principale ostacolo" all'intesa su un esecutivo congiunto, rinunciando a entrarvi, i negoziati con il segretario del Psoe, Pedro Sanchez, sono ammantati dalla diffidenza. Ugualmente forte però è la convinzione che un accordo sia essenziale perché sarebbe molto difficile a questo punto spiegare all'opinione pubblica spagnola il quarto ritorno alle urne in quattro anni.

Iglesias fuori dal totoministri, ma ci sono concessioni per Podemos

Dopo le forti tensioni nei giorni scorsi, dai contendenti e possibili futuri alleati trapela positivita': Carmen Calvo, chiamata insieme ad Adriana Lastra e Maria Jesus Montero a negoziare per il Psoe con Pablo Echenique e Irene Montero per Podemos, ha sottolineato che i colloqui si sono svolti "in buoni rapporti". "Siamo convinti che stiamo per raggiungere un accordo", gli ha fatto eco Lastra, molto vicina a Sanchez. Tutto si svolge nella più totale segretezza, riferisce El Pais, un segnale che c'è l'intenzione di raggiungere un'intesa.

Il cronoprogramma per arrivare al governo Sanchez

Lunedì inizia il dibattito in Parlamento mentre martedì è previsto il primo voto: in questo caso c'è bisogno dei due terzi dei voti a favore, e qui Sanchez - uscito vincitore dalle legislative del 28 aprile scorso ma senza una maggioranza che gli permetta di governare - e' destinato a fallire. Un secondo voto si terrà 48 ore più tardi e a quel punto al leader di Psoe bastera' ottenere la maggioranza semplice: ai 123 voti dei socialisti sui 350 della Camera bassa saranno allora essenziali i 42 deputati di Podemos. L'importante per Sanchez è evitare che il via libera a un suo governo passi per l'astensione degli indipendentisti, visti i feroci attacchi della destra che lo accusa di essere ostaggio dei separatisti. Se non si arrivasse a un nuovo governo, il 23 settembre si andrebbe automaticamente a nuove elezioni.

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