Tasse sui brevetti, l'Italia fa la furba
L'Italia ha adottato una legislazione fiscale su marchi e brevetti favorevole alle multinazionali. Bruxelles condanna la scelta
Lo schema é quello adoperato da tanti Stati, in giro per il mondo, ma anche in Europa: abbassare le tasse per le grandi imprese in modo da attirare investimenti esteri. Lo fa l'Irlanda, dove hanno sede i grandi colossi del web, da Amazon ad eBay fino ad arrivare a Ibm. Lí le agevolazioni fiscali per le imprese sono molto alte e cosí le multinazionali traslocano i loro uffici a Dublino.
Agevolazioni fiscali per le multinazionali in Irlanda e Lussembrugo
Ma lo ha fatto anche il Lussembrugo. Lo scandalo LuxLeaks ha rivelato che il Granducato ha stretto accordi fiscali, i cosiddetti tax rulings, con molte compagnie concedendo vantaggi enormi in termini di dovuto all'Erario. Oggi Bruxelles ha puntato i riflettori su queste pratiche scorrette e anticoncorrenziali giurando di omogenizzare la situazioni in Europa, in modo che nessuno si faccia guerra sui temi fiscali. Il punto é che negli anni centinaia di miliardi di euro sono stati sottratti al Fisco e dunque ai cittadini europei.
L'Italia vara il suo 'patent box regime'
E L'Italia? Bruxelles ha puntato i riflettori sul 'patent box regime'. Altro non é che la tassazione su marchi, software e brevetti protetti da copyright. Un capitolo importantissimo per le grandi multinazionali che fondano la loro fortuna proprio su prodotti o innovazioni registrate.
Il governo Renzi prova ad attrarre le multinazionali
L'Italia alla fine del 2014, come ricorda Repubblica, si é dotata di uno di questi 'patent box' annullando le tasse sulla proprietà intellettuale con il fine di attrarre imprese nel nostro Paese. Insomma, anche il nostro Paese, pur condannando in ogni evento pubblico nazionale e internazionale guerra senza quartiere ad evasione ed elusione fiscale, alla fine ha deciso di seguire l'esempio di alcuni paesi dando una mano ai grandi gruppi.
Bruxelles condanna pratiche fiscali anticoncorreniali
Contro questa concorrenza sleale tra gli Stati si era scagliato il potente ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schauble. E la Commissione ha promesso un giro di vite. Nel giugno del 2015 Bruxelles ha chiesto agli Stati di 'cambiare rotta' rimandando peró al giugno 2016 una verifica su sugli Stati. Ma se da un lato la Commissione europea ha dichiarato guerra a queste pratiche fiscali sleali dall'altro ha concesso tempo agli stati per mettersi in regola fino al 2021.