Terremoto, flessibilità sui conti per mettere in sicurezza l'Italia
Roma potrebbe chiedere maggiori margini di flessibilitá sui conti pubblici per reperire fondi da destinare alla messa in sicurezza delle aree a rischio sismiche
All'Italia servirebbero miliardi, molti miliardi da investire nella messa in sicurezza del suo territorio. Il terremoto della scorsa notte ha dimostrato ancora una volta quanto il nostro Paese sia impreparato strutturalmente ad affrontare la forza della natura. Il terremoto ha sbriciolato interi paesi, mietendo centinaia di vite. Ma chi abita vicino a corsi d'acqua teme ogni giorno che un'acquazzone piú abbondante del solito faccia straripare torrenti e fiumi, come accaduto a Genova o a Messina.
Servono fondi per mettere in sicurezza il territorio
Ecco dunque che il governo sta pensando di sfruttare i margini di flessibilitá concessi dal fiscal compact per investire sulla messa in sicurezza del territorio italiano. Gli accordi con Bruxelles parlano chiaro, i limiti di bilancio vanno rispettati a meno che non si presentino condizioni eccezionali. Per la Francia si chiama terrorismo, per l'Italia immigrazione e, perché no, rischio sismico e idrogeologico.
Il piano di messa in sicurezza un volano per l'economia nazionale
Certo, si tratterebbe di fare altro debito, ma per l'economia italiana potrebbe essere una vera manna. L'edilizia é infatti uno di quei settori ad effetto sistemico, se riparte ce la puó fare tutto il Paese. Ed investire miliardi nell'ammodernamento degli edifici pubblici o nella messa in sicurezza di fiumi e torrenti significa dare una spinta al Pil nostrano, dal nord al sud Italia.
Fondo di solidarietá europeo giá richiedibilie
L'Italia puó giá peró fare richiesta per accedere ai fondi europei di solidarietá. Fondi pensati apposta per aiutare i singoli Stati a superare momenti di difficoltá. Il governo ha dodici settimane per avanzare la richiesta a Bruxelles indicando quali danni sono stati causati. La 'franchigia' per accedere ai fondi é di 3,3 miliardi come danni complessivi per il Paese, oppure l'1,5 per cento del Pil della Regione colpita. Per i terremoti in Molise (2002), l'Italia aveva ricevuto dall'Ue 30,1mln di fondi, per quello in Abruzzo (2009) 493,8mln, e per quello in Emilia-Romagna (2012) 670,2mln.