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Affari Europei
Ue, Conte chiede la riforma dei migranti. Così può cambiare Dublino

Ue: riforma Dublino, in gioco la partita dei migranti

La riforma del regolamento di Dublino sarà una delle priorità della nuova Commissione europea. E c'è il governo Conte bis in prima fila tra quei paesi che chiedono le modifiche per attivare una redistribuzione effettiva con gli arrivi che non sgravvino sempre e solo sui paesi di primo approdo come appunto Italia e Grecia.

Come funziona il regolamento di Dublino sui migranti

Ma che cos'è esattamente il regolamento di Dublino? I regolamenti sono atti giuridici dell'Ue con portata generale (valgono per tutti), applicazione diretta (non hanno bisogno di essere recepiti) e obbligatorietà in tutti i propri elementi. L'attuale regolamento di Dublino (604/2013) definisce quale Paese debba prendere in carico la protezione di un richiedente asilo. Il testo, noto anche come Dublino III, ha sostituito il precedente testo del 2003 che a sua volta era erede della Convenzione di Dublino entrata in vigore nel 1997. La parte piu' controversa del regolamento è quella che impone di presentare la richiesta di asilo nel Paese di prima accoglienza: un principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei paesi esposti alle rotte del Mediterraneo, come l'Italia e la Grecia.

LE PROPOSTE DI RIFORMA

Il massiccio aumento dei flussi migratori degli ultimi anni ha reso necessaria una riforma del vecchio regolamento. Nel 2018 era stato proposto di rendere volontario il sistema di distribuzione dei profughi e di consentire ai Paesi contrari ad accogliere richiedenti asilo la possibilità di versare del denaro (circa 30mila euro per ogni persona rifiutata) allo Stato d'accoglienza, ma i Paesi baltici e il gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Cechia, Slovacchia) si erano opposti. Alla fine è stato raggiunto un accordo minimo sulla gestione dei flussi migratori che prevede il ricollocamento dei migranti tra i Paesi europei su base volontaria e non affronta il tema dell'asilo. L'obiettivo dell'Italia e dei Paesi più esposti è arrivare a un meccanismo automatico di ripartizione che preveda una condivisione equa di responsabilità (quanti richiedenti asilo vanno accolti, Paese per Paese) e solidarietà (l'aiuto da fornire ai Paesi più esposti e le sanzioni da infliggere a chi si defila). 

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