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Affari Europei
Vertice di Roma, Renzi: "Non é la svolta". In bilico Polonia e Grecia
Matteo Renzi e Paolo Gentiloni

La Dichiarazione di Roma in occasione dei 60 anni dei Trattati non é "una svolta" per l'Europa, ammette Matteo Renzi . "Il rischio compromesso purtroppo in Europa c'é sempre e anche questa volta non mi pare una svolta", ha detto l'ex premier, per il quale la nuova Europa "uscirá piú" dalle prossime elezioni in Francia e in Germania che dal Documento di Roma. "Su cui comunque il governo italiano ha fatto il massimo possibile", ha aggiunto Renzi, "utilizzando la saggezza e la diplomazia che tutti riconoscono al presidente Gentiloni".

Grecia minaccia il veto sulle dichiarazioni finali

Una spada di Damocle sul vertice di sabato é rappresentata dalla Grecia, con il premier Tsipras che vuole che nel testo che dovrebbero firmare i leader europei (tranne la britannica May) sia inserito anche un riferimento ai diritti sociali dei cittadini europei.Tsipras vorrebbe un impegno più forte a tutela dei diritti sociali e del lavoro, in questo momento messi sotto forte pressione dalle richieste di "riforme" dei creditori, e in particolare dal Fmi, nell'ambito del programma di salvataggio finanziario di Atene. Tsipras vorrebbe insomma inserire nella dichiarazione un paragrafo che gli serva da scudo nei confronti della Troika.

Polonia vera minaccia. Vendetta per la rielezione di Tusk

A Bruxelles nessuno, comunque, pensa che il premier greco Alexis Tsipras arrivi davvero a negare all'ultimo momento la sua firma alla Dichiarazione. La vera minaccia arriva invece da Varsavia che é contro l'idea di creare una Unione a due velocitá, che ormai nel testo non appare più come nuova via da seguire, ma è stato ridotto a un richiamo alla formula delle "cooperazioni rafforzate", già presente nel Trattato Ue e rispondente a realtà già operanti nella pratica. Tuttavia la premier polacca Beata Szydlo ha dichiarato che un'idea di Unione europea a diverse velocità porterebbe il caos.

"L'Unione deve cambiare, correggere quello che non funziona al meglio, ma non vogliamo che accada attraverso la multi-velocità. Invece di fissare il progetto (Ue), lo smantelleremmo", ha dichiarato Szydlo. Un'Europa a diverse velocità "introdurrebbe ancora più incertezza e caos nella nostra cooperazione. E' un incentivo a creare sottogruppi, a escludere, ad abbandonare le decisioni congiunte. Potrebbe sembrare attraente per alcuni stati membri ma non per l'unione nel suo complesso". In molti tuttavia ritengono che il no di Varsavia sia dovuto piú a rancori politici che a questioni di merito. La premier Szydlo aveva infatti chiesto ai Ventotto di non votare per la rielezione di Tusk (suo nemico politico) a presidente del Consiglio Ue, poi avvenuta.

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