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Cose Nostre
Lega: Bossi e Maroni, basta rompere sennò fuori...fuori...

Fa onore a Matteo Salvini il rispetto mostrato verso Umberto Bossi quando gli ha detto "questa è casa tua", zittendo il popolo leghista che interrompeva l'intervento sconclusionato del fondatore urlandogli: "Fuori, fuori". Ancor più se si considera che Bossi con Salvini non è mai né tenero né elegante.

Ma qualcuno deve pur dirlo all'indomito Bossi che il tempo delle cene di Arcore è finito e che la linea della Lega si decide in via Bellerio e non a casa Berlusconi. E che la Lega ha scelto di riprendersi la sua autonomia e la sua sovranità, anche cambiando il simbolo.

Anche il sempreverde, Giancarlo Giorgetti ha censurato dal palco delle autorità i militanti arrabbiati contro il Senatùr: "Basta, rispetto per il fondatore" beccandosi però anche lui qualche meritato fischio. Perché quel "Fuori...fuori" non era un peccato di galateo, ma era l'espressione necessaria, ancorché forse sofferta, di un profondo dissenso politico nei confronti dell'ormai superato uomo delle ampolle e del celodurismo valligiano.
La base leghista avrà pure il diritto di dire basta ai giochetti dei vertici, ai passi di tango avanti e indietro con Silvio, alle intese sottobanco col collante del tifo condiviso per il Milan, agli aumma aumma della tribuna autorità di San Siro.
Salvini ha imboccato la linea del partito nazionale (che Bossi contesta apertamente con interviste e dichiarazioni) e la base lo ha confermato con più dell'80 per cento dei consensi. Salvini non vuole alleanze coi centristi trasformisti alla Alfano e Verdini, mentre Maroni lo contesta con interviste e dichiarazioni (perché sui voti di Alfano si regge la sua maggioranza in Lombardia). E la base ha mostrato di preferire il Vangelo di Matteo,
Si son tenute le primarie, si è fatto il congresso stravinto da Salvini, che ha preso da Bossi e Maroni una Lega sputtanata e spremuta dall'alleanza con Forza Italia portandola dal 3 per cento al 12-13. Ora lo si lasci sviluppare il suo progetto.
E chi non è accordo, anche se si chiama Bossi o Maroni, accetti la sconfitta e rientri nei ranghi lasciando lavorare rispettosamente e secondo le regole democratiche il segretario. Le elezioni si avvicinano e si rende necessaria la massima compattezza interna e coerenza politica, senza se e senza ma e sopratttutto senza doppiogiochismi opportunistici.
Diversamente, se loro non si rassegnano e vogliono continuare a rompere (politicamente, s'intende) anche noi ci uniamo alla base leghista e gridiamo con loro: "Fuori...fuori...".

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lega salvini maroni bossi








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