E dalle viscere di Castro, perla del Salento, emerse la bellissima Minerva...

Di Angelo Maria Perrino

È la statua di culto più alta della Magna Grecia, tre metri. Realizzata con un calcare finissimo, la "pietra leccese", è stata identificata come la dea Minerva. Probabile opera di un artista tarantino, forse di scuola lisippea, è datata IV secolo a.C. e rappresenta il torso acefalo di una figura femminile vestita con chitone e peplo, con il braccio sinistro levato a reggere, verosimilmente, un'asta. Sulla superficie della pietra si sono conservate perfino le tracce di un colore rosso che evidenzia, come un ricamo, i bordi della veste.

 

E' stata rinvenuta a Castro, la perla marina del Salento, grazie alle ricerche volute dal bravo sindaco Alfonso Capraro e dal consigliere per la cultura Pasquale Rizzo. Era stata nascosta dai romani in una tomba e perciò si era salvata dalle abituali pratiche religiose iconoclastiche di quei tempi. È stata rinvenuta in un probabile santuario, che ora si sta cercando, con importanti lavori di scavo, di far emergere nella sua interezza.

 

Si cercano in particolare la testa e il resto della statua. E' in mostra e va ad arricchire il bellissimo e già ricchissimo Museo Archeologico di Castro ospitato nel Castello Aragonese. E conferma, come aveva scritto Virgilio, che tocca al piccolo centro salentino il prestigio di essere la prima città della penisola toccata idealmente dal mito di Enea.

Uno dei più grandi esperti di archeologia messapica, Emanuele Ciullo, grande regista e guida appassionata del Museo, in questa video intervista, spiega la straordinaria valenza storica e archeologica del rinvenimento.

LA VIDEOINTERVISTA DEL DIRETTORE DI AFFARITALIANI.IT ANGELO MARIA PERRINO