E ora, come sempre dopo un terremoto, la solita messa cantata, nauseante e fetibonda. Con gli allarmi mancati dei sismologi, le scale Richter e affini, i ritardi nei soccorsi, la Protezione Civile che smentisce, le unità cinofile, i numeri verdi, le accuse dei geologi, il pianto dei parenti delle vittime, la finta commozione dei mass media che vivono tutto in logica di audience, i talk show e gli speciali con gli stessi ospiti, i fotografi spericolati in cerca dello scatto vincente, i volontari generosi che però senza coordinamento intralciano, i depositi-frigorifero di frutta per i corpi martoriati, i riconoscimenti dei parenti attraverso pezzi e brandelli, l'odore acre di morte, le parole ipocrite dei politici e degli amministratori, la richiesta di denari per la ricostruzione.
Qualsiasi giornalista (io in Irpinia su un elicottero e poi in Umbria) ha già vissuto questo rito vuoto del post terremoto, tragedia annunciata che periodicamente colpisce lo stivale italico, zona ad alto e arcinoto rischio sismico.
Qualsiasi giornalista sa che c'è un'unica verità, in questi casi: l'incuria, il disinteresse, il distacco e il vuoto di una classe politica e amministrativa maneggiona e famelica, che da anni ha smesso di occuparsi dei problemi reali della società e usa la politica per interesse personale e di corrente.
Nel Paese dell'abusivismo edilizio e della cementificazione e rapallizzazione delle città e delle coste, delle colline, dei fiumi e delle montagne non c'è prevenzione, non c'è manutenzione, non c'è cura alcuna (quante volte ci hanno detto che le abitazioni vanno costruite in logica antisismica ma non c'è alcun obbligo). Il territorio non viene gestito, né rispettato ma solo usato, abusato e stuprato. E periodicamente si vendica presentandoci il conto.
Molto si potrebbe fare in termini di prevenzione e recupero, come denunciano i geologi dai tempi del grande presidente Floriano Villa. Ma la manutenzione costa e non si vede, non porta voti, non fa notizia. Sicché i moniti degli esperti e i loro allarmi si ripetono identici il giorno dopo. Ma restano inascoltati fino al terremoto successivo. Non cambia nulla, è da sempre così. Siamo nelle mani della Provvidenza, povera Italia.