Le notizie che arrivano dai piani alti di Forza Italia e dall'entourage rinnovato, asciugato e ristretto, meno politico e più aziendalista di Silvio Berlusconi, ci raccontano di un ritorno di fiamma del Patto del Nazareno, ossia della convivenza pacifica e sinergica di Renzi e Berlusconi, della maggioranza e dell'opposizione.
Finora strisciante e apparentemente al tramonto, il rilancio del patto destra-sinistra è figlio del terremoto e del conseguente buonismo nazionale.
E perfino Alessandro Sallusti, la faccia più feroce del centrodestra, apre incredibilmente il Giornale titolando "Forza Renzi" (e la compagna pasionaria Santanche? Politicamente separati in casa?).
Strepita a salve Renato Brunetta, battagliero capogruppo alla Camera e oppositore strenuo di Palazzo Chigi che preannuncia tutti i giorni lotta dura senza paura a Renzi & C. No, caro professore, non tira aria, deponga le armi.
E filtrano indiscrezioni di un approccio soft delle truppe arcoriane sui temi caldi sul tappeto in autunno, dal referendum (patata bollente per Renzi che si potrebbe insieme rinviare) alla spinosa Legge di Stabilità, da chiudere entro l'autunno.
Inciucio all'Amatriciana, emergenza nazionale.
"Embrasson nous", appassionatamente.
L'idillio destra-sinistra continua e cresce e diventa quasi uno stile di vita: nei giornali, nei palinsesti televisivi, nell'approccio quotidiano e diffuso del Palazzo ai problemi. Un approdo che non può non piacere all'amletico presidente Mattarella, teorico da sempre dell'incontro tra cattolici e comunisti (con successivi aggiornanamenti nominalistici).
La melassa buonista e da boy scout si stende sull'Italia: nessuno rompe, nessuno obietta, nessuno si oppone. Tutti danno la precedenza e fanno attraversare le vecchine.
Potrebbe sembrare buon senso. O realismo e pragmatismo, uniti a un po' di opportunistico amor proprio: quali sono infatti le alternative?
L'aria fritta dei Fassina e dei Civati, con contorno di Landini e Camusso? Roba da bric-a-brac.
S'agita solo apparentemente l'altro Matteo, Salvini, preso molto e innamorato perso della collega Rai Isoardi. Ma confonde l'audience tv con il consenso politico e sparacchia un po' a salve illudendosi di fare il miracolo anti-Renzi con la Le Pen, mentre Maroni e Bossi, vecchi volponi, cercano di sfilargli un bel pezzo di Lega da riportare all'ordine nelle cene di Arcore. Resterebbero i Fratelli d'Italia della insignificante Meloni, ora anche quasi mamma e dunque scomparsa dalla vita pubblica con i suoi photoshop. E restano, un po' abbacchiati, i sempreverdi La Russa e Gasparri, gli eredi del mitico leader pugliese Tatarella, vivi per miracolo ma ormai depasse'.
Melassa, dunque, o ribollita Toscana. O minestrone freddo, alla milanese.
E pensare che in tanti, dal rampante Parisi all'eterna promessa pugliese Fitto, mostrano di credere al rilancio del centrodestra e alla individuazione di un nuovo leader dopo Berlusconi scelto con le primarie. Aria fritta.
Ma allora lo si dica, che c'è di male? Si dica che si vuol fare una sorta di nuova Dc, un partito moderato e riformista che stia al centro. L'unico che avrebbe la forza di combattere il Movimento 5 Stelle. Nonché l'idea di potere più cinicamente intelligente degli ultimi 20 anni.
Il resto è colore e paesaggio, dalla Padania alle bandiere rosse. Roba neanche più per i talk show.