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I 5 falsi miti (+1) sullo studio
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Una delle grandi sfide del nostro tempo è la quantità di informazioni che abbiamo bisogno di conoscere per affrontare un mondo sempre più complesso, veloce e in continuo mutamento.

Imparare è un'abilità fondamentale per il successo.

Eppure per molti imparare è ancora sinonimo di sofferenza e stress.

Questo succede perché le nostre esperienze scolastiche precoci sono state spesso faticose e ci hanno messo davanti a muri apparentemente insuperabili di informazioni da memorizzare, muniti della sola debole arma del "leggi e ripeti".

Ma la tecnologia dell'apprendimento è MOLTO più avanzata di così.

Studiare è difficile se lo fai alla vecchia maniera

Il mondo dello studio è una sorta di epoca medioevale piena di idee confuse e qualche mito duro da sfatare. Di norma tu, come chiunque altro, cerchi di informarti, ma in quel mare magnum di informazioni contrastanti è davvero difficile restare a galla, così finisci per rassegnarti e lasciar perdere, continuando come hai sempre fatto.

Per fare chiarezza una volta per tutte ed evitare l’effetto smarrimento tipico di chi ha troppe informazioni intorno a sé, ho deciso di scrivere il post che stai leggendo, dove trovi i 5 più diffusi falsi miti sullo studio e come sfatarli:

  1. Leggere e ripetere è utile
  2. Evidenziare aiuta a rimanere concentrati
  3. Farsi domande mentre si studia è una perdita di tempo
  4. Studiare a casa è meglio
  5. Studio non-stop per recuperare il tempo perduto

I 5 falsi miti sullo studio

1. Leggere e ripetere è utile

Uno dei metodi di studio più utilizzati dagli studenti è rileggere diverse volte gli appunti o i libri di testo, sperando di ricordarsi sempre più cose di lettura in lettura.

Bene, nonostante ti abbiano insegnato così fin dalle elementari, sappi che esistono innumerevoli studi che dimostrano quanto tale metodo sia inutile. A dirla tutta, leggere e ripetere è la via più veloce verso il fallimento.

Henry Roediger e Mark McDaniel, due psicologi della Washington University che si sono occupati per molti anni di apprendimento e memoria, hanno usato come campione gli studenti della loro università, e hanno concluso che, nella maggior parte dei casi, chi rilegge una seconda o una terza volta un testo non aggiunge conoscenze a quelle accumulate dopo la prima lettura.

Il motivo è abbastanza semplice: quando rileggi un testo che hai già letto e riletto diverse volte il cervello fa una e una sola azione: fa lo sbruffone.

Sembra un’idiozia detta così, lo so, ma è proprio ciò che succede, il cervello fa lo sbruffone e inizia a dire:

“Ah, ma io questo lo so”, “Sì, sì, va’ pure avanti”.

“L’abbiamo già letto, non ricordi?”

Non solo: spesso le seconde letture sbrigative e superficiali danno pure l’idea di essersela cavata alla grande, di essere super preparati, ma la verità è che nella mente vagano tristi e solitari, come asteroidi nella galassia, pezzi di informazioni inutili e sconnesse fra di loro.

2. Evidenziare aiuta a rimanere concentrati

Nel 2013 il professore John Dunlovsky della Kent University ha condotto diverse ricerche sullo studio, su come funziona e su come renderlo più efficace. A proposito dell’evidenziare, lo studioso ha osservato che effettivamente una fetta di persone sollecita la memoria visiva, tramite i colori degli evidenziatori. Ma ha anche scoperto che un’altra parte degli studenti, invece, si ritrova ad avere un apprendimento frammentato con molte lacune. Insomma, in realtà evidenziare NON va bene per tutti, anzi!

Lo stesso avviene per chi studia per parole chiave, o riassume in forma testuale i capitoli dei libri di testo.

Tali sistemi inoltre hanno un altro grande svantaggio: non funzionano a lungo termine, il risultato è molto simile infatti a quello delle riletture: il cervello fa lo sbruffone, ossia – come dicevamo – ti dà l’erronea convinzione di aver già capito, ma in realtà si ricorda solo che hai già letto.

3. Farsi domande mentre si studia è una perdita di tempo

Al posto di leggere e rileggere molte volte le stesse cose, alcuni importanti studi consigliano di adottare tecniche più stimolanti e varie, come farsi delle domande su quello che si è letto per la prima volta, prendendole direttamente dal testo di studio, se ci sono, o inventandosele.

Ti ricordi i libri che avevi alle elementari o alle medie, che accanto al testo riportavano un box con le domande da fare?

Ecco, quella era una splendida idea, bravo libro delle medie, mille punti per te!

Farsi delle domande risulta infatti molto utile per verificare ciò che non si è capito: accorgersi di non sapere qualcosa e rivederlo è un modo efficace di fissarlo in mente. 

Le domande migliori sono quelle che prevedono risposte articolate: ad esempio, le cause di un evento storico, i parallelismi fra una corrente letteraria e l’altra o come cambierebbe l’universo intero se una formula fisica avesse un + al posto che un – davanti al risultato finale.

Sono domande che ti costringono ad andare un passettino più a fondo, rispetto al tradizionale leggere e ripetere le informazioni più evidenti.

Diversi studi, poi, consigliano anche di fare schemi che stimolino la memoria visiva (come le mappe mentali) che mettono nero su bianco i collegamenti logici che avvengono nel discorso. Insomma, fatti delle domande e datti delle risposte!

4. Studiare a casa è meglio

Il mito prevederebbe anche che, per meglio imparare, tu ti rinchiuda per bene in una stanza, in religioso silenzio. Alcune ricerche suggeriscono invece di cambiare di volta in volta il luogo dove studi poiché il cervello riceve maggior stimoli se l’ambiente intorno a lui cambia e associa questi stimoli alle informazioni che sta studiando, rendendo più semplici i procedimenti cognitivi che permettono di ricordare le cose. È un processo del tutto involontario, ma la verità pura e semplice è che il cervello ha bisogno periodicamente di pause e distrazioni.  

Come hanno dimostrato molti studi (e ha raccontato Joshua Foer nel suo bel libro sull’uso della memoria, che ti consiglio), la nostra mente funziona molto per associazioni visive e spaziali. Spesso si ricorda il contenuto di una conversazione o di una telefonata, o una notizia ricevuta, proprio in relazione al luogo nel quale ci si trovava.

Se però stai sempre in quel cubicolo oscuro di camera tua, è molto più difficile che la tua mente sia stimolata a fare collegamenti. Insomma, abbandona la tua postazione triste e desolata!

5. Studiare non-stop fa recuperare tempo prezioso

La domanda che tormenta gli studenti da che mondo è mondo... Quanto tempo dovrò studiare per imparare e ricordare quello che dovrei sapere? Per poi arrivare alla risposta più triste di sempre: FINO ALLA MORTE!

Ovviamente le cose non stanno così, anche se è vero che i tempi sono molto importanti, soprattutto in relazione all’importanza di ciò che si sta studiando.

Quello che stai leggendo ti servirà in futuro o è per un singolo esame che non ti servirà mai più in tutta la tua esistenza? Nel primo caso, è necessario un certo tipo di studio, con sessioni più brevi ma a una certa distanza tra loro. Nel secondo può funzionare la mega secchiata finale che fai di solito.

In generale, comunque, per far capire al cervello che si tratta di informazioni importanti, è utile raccontare a qualcuno cos’hai da poco studiato: insomma, il vecchio consiglio della maestra di ripetere la lezione a un fratello o alla nonna è un ottimo sistema per dare un rinforzo alla propria memoria.

Sempre per quanto riguarda i tempi, il suggerimento più autorevole è di usare la tecnica del “distanziamento”, cioè di aumentare le sessioni di studio ma di ridurre la loro durata.

È come innaffiare un giardino, puoi farlo una volta a settimana per 90 minuti, ma ottieni un risultato migliore se annaffi mezz’ora per tre volte la settimana.

(+1) falso mito sullo studio

Prima di concludere, ho ancora un falso mito da sfatare: l’esistenza di un metodo di studio universalmente valido, che funziona per tutti.

Per funzionare, il tuo metodo di studio DEVE essere calibrato su di te al millimetro. 

Mi spiego meglio…

Se consideri due settori diversi come l’alimentazione e lo sport saprai sicuramente che ognuno di noi ottiene risultati diversi, pur seguendo le stesse regole.

Se io e te seguissimo la stessa identica dieta per un mese, alla fine dei 30 giorni avremmo perso peso in modo diverso.

Se ci allenassimo assieme per lo stesso tempo, facendo gli stessi identici esercizi, alla fine del periodo di allenamento non saremo sicuramente migliorati nello stesso modo.

L’allenamento e la dieta più indicati per la mia costituzione e il mio metabolismo non saranno sicuramente quelli più adatti anche per te.

Per quanto riguarda lo studio vale lo stesso principio.

Magari tu hai una mente più “analitica” e sei più portato per un tipo di studio   basato su analisi e razionalità, mentre io potrei avere una mente più creativa che mi facilita l’intuizione ma scarseggia nel ricordare dati con precisione.

O viceversa.                                                                                          

Come sostiene lo psicologo statunitense Howard Gardner, professore di psicologia ad Harvard, esistono diversi tipi di intelligenza che ti predispongono ad un determinato tipo di apprendimento.

Ecco spiegato perché potresti aver sempre creduto di non essere portato per alcune materie: semplicemente il metodo che utilizzavi per impararle non era in linea con il tuo tipo di stile di apprendimento.

Massimo De Donno 
Ideatore del Metodo Genio in 21 Giorni

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