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Buonasanità
Invecchiare bene, quando buon aging è meglio di antiaging
Negli anni '80 del secolo scorso nasce un nuovo modello di medicina mirante a garantire una vita sempre più lunga, idealmente in buona salute.
Si diffonde così il concetto di ANTIAGING o antinvecchiamento, associato più ad interventi di chirurgia estetica, che offrono soluzioni rapide, piuttosto che a comportamenti ideali di vita che rallentino i processi di senescenza.
Tuttavia, se da un lato le patologie infettive si sono drasticamente ridotte in virtù degli antibiotici, le patologie cronico-degenerative (cardiovascolari, metaboliche, respiratorie, neurodegenerative e neoplastiche) sono purtroppo in continua ascesa.
Tale contraddizione nei confronti dell'evoluzione sociale potrebbe essere collegata alla SINDROME METABOLICA, considerata come la "porta d'ingresso" che conduce a buona parte delle suddette patologie.
Esclusi i casi di origine genetica, la maggiorparte degli aumenti incontrollati di peso è dovuta a tre fattori: ECCESSO DI CIBO, CARENZA DI ATTIVITÀ FISICA e SCARSA QUALITÀ DEL CIBO.
Nel corso degli anni, a causa di una produzione industriale sempre più massiva, si è ridotta la qualità del cibo e, in concomitanza, l'attività fisica quotidiana dell'uomo.
Attualmente si vive in condizioni migliori e più a lungo rispetto al passato, sono state parzialmente sconfitte le patologie infettive, ma ci si ammala di più di patologie cronico-degenerative nella seconda parte della vita.
In questo contesto, bene sarebbe rinunciare al termine "ANTIAGING" per ricorrere a quello più efficace di "BUON AGING", che assicuri qualità all'invecchiamento.
I principi cardine di tale condotta sono:
1) SCEGLIERE CIBO DI QUALITÀ, possibilmente biologico, autoprodotto o proveniente da produttori affidabili.
2) MINORE ASSUNZIONE DI CIBO.
3) CONDURRE UNA VITA FISICAMENTE ATTIVA, che significa muoversi a piedi, usare la bicicletta, salire le scale senza ascensore, dedicarsi al giardinaggio, al ballo e ad altre attività dinamiche.
Per fare un esempio pratico, L'OSTEOPENIA e la SARCOPENIA sono degenerazioni dell'apparato osteo-muscolare condizionate però nella loro evoluzione dall'assenza di uno "stimolo adeguato", rappresentato dall'attività fisica.
Pertanto, l'assenza di una vita fisicamente attiva corrisponde, in base alle conoscenze scientifiche attuali, alla decisione volontaria di invecchiare male.
Al medico l'arduo compito di sensibilizzare adeguatamente il maggior numero di pazienti.
La PREVENZIONE PRIMARIA è dunque un importante strumento nelle mani di un buon medico che deve sentire l'obbligo morale e professionale di formare le nuove generazioni.
Quando si è di fronte ad un paziente del quale si voglia cambiare lo stile di vita, una buona comunicazione si rivela di fondamentale importanza.
MOTIVAZIONE, EMOZIONE, ESPERIENZA sono i tre cardini su cui lavorare per aumentare la possibilità di essere seguiti.
Il tutto si svolge a livello dialogico, per cui è importante che il medico abbia una conoscenza di base delle motivazioni del paziente e del modo di individuarle e sollecitarle.
La LEVA MOTIVAZIONALE deve agire sul trasferimento di valori tra quel passato che conduce il paziente dal medico ed un futuro diverso che sia appagante e stabile nel più breve tempo possibile.
La LEVA EMOZIONALE è probabilmente quella di maggiore incidenza.
Le ragioni di un certo tipo di comportamento sono nella maggiorparte dei casi da rintracciare nel passato, formatosi prevalentemente sull'esempio di figure parenterali o comunque di riferimento per la vita del paziente che risulterà dunque difficile mettere in discussione.
Il medico dovrà infatti lavorare su una struttura mentale organizzata su precedenti esperienze di vita, per cui diventa indispensabile una strategia dialettica.
Solitamente è alquanto improbabile che il paziente sia consapevole di quanto lo stile di vita abbia potuto incidere nel determinismo del suo stato clinico.
Ecco che l'ESPERIENZA del medico diventa determinante perché tanto maggiore è la qualità delle informazioni fornite dal terapeuta, tanto più facile risulterà il percorso del paziente.
Saper "GUIDARE VERSO IL CAMBIAMENTO" è pertanto un'attività complessa, delicata ed articolata che riuscirà meglio a chi già conosce la strategia.
Quanto al paziente, una volta per tutte rinunci alla chimera dell'elisir di lunga vita e si avvi serenamente verso l'arte nobile dell'invecchiare bene!
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