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Buonasanità
Medici costretti a fuggire all'estero. I nostri ospedali moderni "lazzaretti"

Pierluigi Marini, primario del San Camillo di Roma, ma soprattutto Presidente Acoi (Associazione chirurghi ospedalieri italiani) lancia l'allarme che a breve le sale operatorie italiane rischieranno la chiusura, con conseguente penalizzazione anche degli interventi di emergenza!
Una vera e propria fuga dal Sistema Sanitario Nazionale tra medici in pensione, specialisti in carriera trasferiti all'estero e neolaureati giustamente atterriti dall'idea di fare i chirurghi. 
Tra qualche anno si rischierà dunque la desertificazione delle scuole di specializzazione in chirurgia!
Già ogni anno centinaia di borse di studio vanno perse per l'inadeguatezza dei guadagni, i turni massacranti, le continue aggressioni fisiche e verbali in corsia e i sempre più crescenti contenziosi legali. 
Per non parlare della scarsa prospettiva di stabilizzazione lavorativa dopo lunghissimi anni di studio tra laurea e specializzazione.
Ancora una volta penalizzato soprattutto il Sud Italia con ulteriore riduzione di quei livelli minimi di assistenza sanitaria, mentre al Nord le strutture private di Francia, Germania Inghilterra ed Arabia Saudita "saccheggiano" i chirurghi italiani più validi retribuendoli il triplo.
Siamo ormai nella drammatica condizione di dover importare chirurghi dall'Est europeo con livelli di preparazione purtroppo differenti dai nostri. 
Recentissima la notizia della dimissione di tre medici dal Pronto Soccorso dell'Ospedale Vito Fazzi di Lecce dopo solo cinque giorni dall'assunzione, a causa dell'incredibile mole di lavoro. 
Medici dolorosamente costretti a dimettersi e a lasciare la loro amata patria non per disamore di quella professione nobile per eccellenza, ma perché esasperati da condizioni lavorative divenute ormai intollerabili per chiunque!
Come fa l'attuale politica a perseverare in questa folle riorganizzazione del Sistema Sanitario che continua a produrre soltanto ulteriore privazione del diritto alla salute?
Per una volta proporrei a chi decide per tutti di lasciare le comode poltrone dei confortevoli uffici e soggiornare in quei lazzaretti una volta definiti "ospedali", pullulanti di pazienti che spesso attendono per giorni il verdetto parcheggiati su scomode barelle nei corridoi, affidati alle cure distratte di un personale numericamente insufficiente, ormai troppo esasperato per essere anche attento ed amorevole! 
Ci vuole tanto per ravvedersi prima di cadere irrimediabilmente nel baratro dell'irreparabile?

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