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Il buono, il brutto e il cattivo
Carabiniere ucciso,il linguaggio del capo e del popolo: far west contemporaneo

La situazione è tragica,ma non seria,come diceva Flaiano,se perfino quel vecchio fascio di La Russa invita alla moderazione, ma di fatto la diga linguistica ha prodotto liquami ormai incontrollabili che franando verso la valle dell’autocontrollo, minacciano danni sempre più imprevedibili. Istituzioni e popolo uniti nell’insulto.

Se il Ministro Salvini usa termini come “bastardi assassini da far marcire in galera”,”lavori forzati”,e pena di morte evocata,forse come un anelito inconfessabile,il popolo a-social non è da meno,e si scatena nel processo di emulazione,per vedere fino a quale abisso d’orrore verbale e non solo, si può giungere.

Che la china sia pericolosa ormai è un monito inutile che serve solo ad irritare,nessuno è più in grado di controllare questa voglia segreta di esagerare nel commento ,nel sentirsi vivi poiché si odia sul serio,e la prof subito torna agli anni di piombo con:”uno di meno,e poi non aveva neppure la faccia intelligente”.

Ne abbiamo viste di tutti i colori,il paese ha subito aggressioni politico-criminali di ogni fattezza ma almeno nella comunicazione istituzionale si tentava di mantenere un tono,una dignità formale oggi scomparsa.

I Diarchi Gigi e Matteo se le suonano di santa ragione in ogni istante della travagliata giornata politica e qualsiasi argomento sconfina dalla polemica all’insulto personale,presto anche fisico sospettiamo:l’odio(verbale e non)genera odio, come se non si riuscisse a controllare questa necessità umana rivolta alla cattiveria.

Un bravo carabiniere si è immolato nella notte incontrollabile di una Capitale alla deriva,tra il giallo,il thriller e le fake news,ma il fatto tragico è sostituito dai vari pretesti per altri regolamenti di conti in sospeso, un livore scomposto che non trova nessun momento comune di condivisione Nessuno è al di sopra delle parti Ministri e anche il capo di stato può essere oggetto di prossime aggressioni, quasi certe come la retorica dei commenti.

Il linguaggio del Capo ha avuto un’evoluzione preoccupante, perché identifica il Leader con l’Uomo delle Istituzioni che, nella valutazione comune dovrebbero essere cose diverse, questo vale anche per l’altro vice-Capo, il Luigi, sempre pronto ad ironiche punzecchiature, un balletto pericoloso sul bordo dell’abisso.

In poco tempo è cambiato tutto,e se la politica è diventata una rissa da talk,e il talk è la vera politica,ci spaventa l’incapacità della parola di contenere l’imbarbarimento delle coscienze che nasce anche dalla assoluta mancanza di autorevolezza.

Ci vuole poco per distruggere una democrazia,ma non è facile ripristinare le regole di buon senso,e della dialettica corretta:l’insulto è la strada più semplice,pensare,riflettere,ponderare costa fatica.

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