Cgil, Landini? Un marziano vintage. La sfida è riformare il sindacato
Cosa rappresenta il nuovo segretario generale della Cgil e le sfide che lo aspettano
Arriva Landini: un marziano vintage nel regno della realtà virtuale del mercato globale. C’è qualcosa di misterioso nella comunicazione verbale e fisica del prossimo segretario della Cgil, un’aura magica vintage che ci riporta al passato, linguaggi, progetti e strategie che sembrano immuni al trascorrere del tempo. E’ il mondo del salario e del proletariato, della difesa strenua, inutile e perdente delle rigidità del mercato del lavoro, targate anni settanta/anni di piombo che troppi danni hanno fatto al nostro Paese.
Il massacro del sistema produttivo inarrestabile, la globalizzazione massificante, e la diversificazione sembrano non interessare il colosso sindacale che, continua invece a cercare occasioni per creare uno spazio a-storico all’interno delle trasformazioni robotiche, tecnologiche e sociali.
Serve un sindacato? Probabilmente si, ma non sappiamo per quanto tempo, se dimostra un’incapacità genetica di leggere le trasformazioni, Mirafiori e Arese non esistono più da decenni, ma qualcuno è convinto di poter riprodurre quella contrapposizione capitale/lavoro che determinava l’esistenza stessa del sindacato come mediatore qualificato e politicamente vincente.
Su quelle rovine, Landini dovrà costruire un progetto serio e credibile, per dare un senso ad una sigla storica, che vive ormai solo di ricordi gloriosi ma spesso drammatici. Se il lavoro va difeso, ed è un principio costituzionale, bisogna trovare ricette non corporative che abbiano il coraggio di abbattere tutte le rendite di posizione. Anche quelle dei sindacati e dei sindacalisti.
Auguri Segretario.
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