Gli ingredienti ci sono tutti e le parole non sappiamo più dove cercarle, gli argomenti, le analisi, i commenti si elidono a vicenda sovrapponendosi ad uno stato generale che ha superato ogni potenzialità che la fiction ci avrebbe potuto regalare.
Conoscevamo Renzi il suo narcisismo compulsivo, il suo profondo disprezzo per tutti gli avversari politici, di destra, di sinistra o altro, sapevamo della sua inaffidabilità e della sua insopportabile necessità di apparire, di dare le carte, di creare fratture. Il suo due per cento non conta, se è convinto di essere l’unico leader del mondo, però c’è riuscito, ha resuscitato il mercato delle vacche cui il parlamento italiano, soprattutto nella famigerata seconda repubblica, ci aveva abituato.
Tutti contro tutti, anzi tutti apparentemente con tutti, fino a varcare l’ultima soglia di decenza politica e antropologica, parte la caccia: al nuovo leader, al posto, allo strapuntino, all’incarico e non per salvare i contributi europei ma per utilizzarli per le proprie finalità e convenienze politiche. Si attende l’improbabile urlo di Sergio Mattarella che, francamente ha superato la sua altissima soglia di sopportazione, e si sparigliano “alleanze-vinavil”, transumanze di potenziali transfughi, e improbabili rinascite di vecchi arnesi della politica che ritrovano un’insperata centralità alla soglia della terza età, leggi Mastella.
Cosa può accadere martedì? E poi siamo sicuri che interessi davvero? Questo non è un Paese per le Grandi Coalizioni, siano esse di scopo, di fine legislatura o di galleggiamento ma siamo sempre più figli degli indimenticabili governi balneari, in attesa di trovare un posto a Mario Draghi (che non ha nessuna voglia), purchè sia, per assistere all’ennesimo tonfo della politica italica.
La destra scalpita, Berlusconi risorge dalle tenebre, Salvini non sa più chi insultare, tanto basta aspettare e assistere allo spettacolo cinico dell’auto dissolvimento degli avversari: “Cinquestelle e piddi” uniti nello sfascio. Il vaccino non aiuta nessuno, i soldi non ci sono e per fortuna Saviano ci informa che in un periodo come questo “l’usura cresce e si rafforza nel sistema economico”, certo che basta poco per sentirsi padre nobile di una Repubblica (anzi del Corriere), ma tutto ci sembra nella norma.
Conte, il Conte ha già piccole truppe pronte a nominarlo Console nella speranza di superare lo sbarramento elettorale, molti lo tirano per la giacchetta perché formi un altro partito, dopo Italia 2023, potremmo avere “Italia 2028", o qualcosa meno. Questa meravigliosa capitale della politica ha fatto dell’imprevedibilità quotidiano il suo stato naturale, si vive in un “presente permanente” dove arrivare a sera è meglio che sbarcare il lunario, qualcuno prima o poi provvederà, qualcuno inventerà un trucco finanziario per farci galleggiare fino alla fine del giorno, del mese o dell’anno.
In questa fragilità costante c’è tutta la nostra forza e la nostra bellezza: non essere credibili è la strategia migliore per qualsiasi politica che si rispetti ed in questo, devo dire, siamo sempre stati maestri indiscussi.
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