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Il buono, il brutto e il cattivo
Grandi firme ma con piccole idee. Giornaloni lontani dalla vita quotidiana

Hanno la faccia  sicura che racconta la storia di chi ce l’ha fatta, di chi è conosciuto, galleggia nei talk show, frequenta bella gente e guadagna sicuramente bene. Raccontano la realtà di tutti gli altri e la descrivono anche se, quelli che la vivono, ”gli altri”, appunto, non la riconoscono.

Non sono adusi a rettificare le invenzioni giornalistiche e non guardano in faccia nessuno, come Gianni Riotta pronto a scommettere sul complotto russo contro Mattarella (perché lui ha gli informatori sicuri), ma smentito e sbugiardato da più parti che si è ben guardato dall’ammettere che ha sparato fake news.

Hanno sguardi arroganti e saccenti, parlano ma non dicono nulla, spiegano che non si dovrebbe votare come vota la maggioranza ma come vorrebbero loro e che la società, quella minuta, ordinaria è infrequentabile per loro che hanno fatto della classe e dell’eleganza un principio di identità.

Hanno scritto di razzismo all’uovo, delle città aperte o xenofobe, di spiagge cool e di posti infrequentabili, di bagnini fascisti e delle più belle piste ciclabili da osservare, da lontano, dalle loro decappottabili metallizzate. Sono così belli che gli altri si sentono inadeguati, stressati da tanta luminescenza e increduli che possa esistere tanta intelligenza.

Severgnini ad esempio è convinto che l’inglese lo parli solo lui, e che sia inspiegabile non aver studiato al College, quasi una necessità biologica, modelli da imitare ma inimitabili perché sempre più numerosi ci chiediamo dove risieda questo misterioso talento?

Perchè la cronaca politica dovrebbe esistere solo nella penna di un Giannini qualsiasi? Cosa aggiunge a quello che accade? Come modifica l’evolversi degli eventi?

La verità è che i Giornaloni non vendono più nulla,influenzano l’opinione pubblica molto meno di Fedez, la Ferragni conta per gli inserzionisti molto più del Corriere, e se dovesse dare indicazioni di voto potrebbe far vincere anche Liberi e Uguali.

La situazione è degenerata dopo la fine ingloriosa, per decadenza concettuale dei grandi maestri della penna, incapaci spesso, da vecchi, di leggere l’evoluzione del pensiero sociale delle sovrapposizioni antropologiche, come Rossini che abbandona le scene perché non capisce i nuovi movimenti musicali, e lui non ha voglia di adeguarsi.

I neo-nuovi sono diventati maestrini istantanei, come Damilano ad esempio che è ancora convinto che l’Espresso sia l’Espresso delle grandi inchieste di Scalfari, altro cadavere squisito del giornalismo senile senza slancio.

Capisco che non sia facile leggere la società contemporanea, perchè neppure il cinema ci riesce, figuriamoci la letteratura che si rifugia nei gialli e nel sesso, ma non mi pare che Calabresi abbia visto lungo sulle trasformazioni epocali della nostra brutta civiltà.

Eppure il sistema di auto-sostegno garantisce a tutti gli amici del Circolo di sopravvivere, di pubblicare libri ed avere qualche trasmissione clandestina (vista solo dalla famiglia)e tante altre prebende che farebbero impallidire un  ex-deputato come d’Alema.

Comunque si lamentano, non sono contenti perché il paese è diventato fascista, xenofobo e cattivo, e soprattutto non compra più i quotidiani perché tutti gli Altri sono ignoranti e non leggono nulla.

Povera Patria privata di grandi pensatori e costretta a sopportare gli scribacchini inventati di sana pianta dalla macchina infermale ma vincente del marketing, facce e facce che si impongono nello schermo mitologico del grande vuoto di pensiero su tutti canali del digitale terrestre.

Zoro ha vinto perché ha dimostrato che anche una persona priva di qualsiasi qualità intellettuale, sportiva o creativa può diventare un produttore prezzolato di opinioni inutili

E’ un esempio da seguire per i giovani, perché ammazzarsi sui libri, scrivere trattati o scoprire il Bosone di Higgs se basta avere l’incoscienza insipiente di chi ci “vuole provare”, tanto nessuno commenterà, nessuno potrà criticare perché i mezzi di comunicazione sono solo loro.

Se non fai parte del Cerchio mediatico ,semplicemente non esisti, rispetto a chi ha avuto la fortuna di essere iscritto al Club dell’Ovvietà. Il segreto? Basta non avere idee originali e pensare pochissimo,solo quello che vogliono quelli che contano.

Qualcuno dirà che siamo invidiosi, e forse sarà anche vero, perché il mondo delle grandi firme e poche idee sembra così scintillante e leggero che tutto il resto è buio e noia, o fatica mortale per raggiungere mete semplici, per tutta quella “gente ordinaria” che continua a impegnarsi per sopravvivere o forse vorrebbe semplicemente vivere senza dover applaudire i nuovi divi del nulla.

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