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Il buono, il brutto e il cattivo
Il governo decide, i tecnici eseguono. E' la politica, bellezza...

Siamo passati indenni per qualche decennio, dall’invasione del tecnico in politica, dalla sovrapposizione della misteriosa società civile impegnata nelle istituzioni, dall’esercito di neofiti che scendendo in campo si mettevano a disposizione, pronti a risolvere qualsiasi problema.

Tramontata, ma solo apparentemente, la stagione dei politici di professione, quelli che partivano dalle sezioni polverose delle grandi periferie urbane per arrivare dopo anni di gavetta ai traguardi più luminosi, per trovarci di fronte a imprenditori, professori, star della tivvù, e naturalmente giganti dell’economia proiettati istantaneamente nella gestione della cosa pubblica.

Il grigio quadro di partito, scompare di fronte all’industriale caseario che, dopo aver fatto funzionare le sue aziende è pronto a far funzionare anche il ministero, qualsiasi ministero.

Dopo l’ascesa del berlusconismo dilagante questa categoria ha trovato un nuovo lavoro: dare lustro a governi di destra e di sinistra, fino a diventarne surrogato nella grigissima era Monti, detta anche del Loden.

Ora come si può pensare che la Politica, arte nobile e scienza altamente creativa possa sottomettersi supinamente alle leggi della freddezza numerica?

E’ immaginabile un’era dove i partiti, sia pure 2.0 non dettino la linea? Questo stupisce nei commenti allarmati della “Setta della Sette”, perennemente preoccupata e ormai pronta a falcidiare qualsiasi governo per un misero punto di spread.

Per questo (e per molto altro) il governo ci piace, perché ama il rischio, non si allinea ai giornaloni, cerca di fare quello che la politica ha sempre fatto: delineare uno scenario di società e governarlo ,nel cambiamento ma anche nella restaurazione, nella buona e nella cattiva sorte.

Giusta ci sembra la diatriba tra tecnici di ministero e Ministri, perché alla fine è il governo che deve tracciare il percorso, mentre il tecnico può elaborarne la soluzione migliore, almeno per quanto riguarda le convinzioni delle scienze economiche, tra tutte le più aleatorie e imprevedibili.

Sull’economia, il processo politico sembrava aver abdicato alla necessità di decidere, pensate cosa sarebbe successo all’epoca di Craxi, di Andreotti o di Fanfani, e a furia di delegare i Ragionieri dello Stato, governare il paese è diventato riuscire a rispettare la partita doppia, per carità, fondamentale, ma non sufficiente per dire: questa è un’idea di società avanzata, queste sono le priorità, e queste sono le soluzioni.

Se il Presidente Conte , professore, attende le decisioni degli alleati, e perché questo è il gioco delle parti, la Politica crea le condizioni per realizzare un programma, quello per cui qualcuno vince, e qualcun altro perde le elezioni, ai tecnici il compito di mediare tra idealità e realtà, rispettando il ruolo di ciascuno,accettando critiche e qualche insulto di troppo. E’ la politica bellezza, è la politica.

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