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Il buono, il brutto e il cattivo
La barbarie della quotidianità

 

Diventa sempre più difficile scrivere delle “cose del Paese”, analizzare il suo stato d’animo, le patologie e lo stato febbrile che ormai pervadono ogni forma di relazione umana, l’Italia ha perso la bussola e non riesce a trovare un minimo denominatore comune da cui ripartire, neppure la nazionale di calcio.

Non è solo l’imbarbarimento della vita pubblica, di una politica litigiosa, maleducata, aggressiva, spocchiosa e indifferente alle opinioni, soprattutto quelle degli altri, non più avversari ma nemici, a prescindere da qualsiasi elementare valutazione di merito.

Il paese sembra perso, sbigottito, urla sempre più forte in un silenzio assordante, anche le firme autorevoli cominciano a scivolare nell’irritazione, nel nervosismo dando vita ad una rincorsa a temi che poco aiutano a comprendere.

Il Presidente del consiglio deve dimostrare di essere lui a comandare, gli alleati convocano conferenze stampa per prendere le distanze da eventuali commistioni tra le loro parti, il surrealismo politico della rissa continua, quotidianamente smentita è diventata una modalità già metabolizzata, in attesa di qualche cosa di nuovo che, ovviamente non arriverà.

Non si insulta solo per fare male all’altro, ma per annichilirlo, per sbeffeggiarlo, per rendere manifesta l’altrui inutilità, ed infatti ogni forza politica di questo paese sembra possa allearsi con chiunque pur di restare in sella un altro minuto o un secolo, giusto il tempo per un selfie o un post su Instagram.

Non ci siamo più, e sono inutili gli appelli alla calma, Vecchioni scrive una canzone e la madre del  povero destinatario lo mette in guardia dal cantarla, le minacce arrivano a chiunque, ovunque e sembrano essere diventate le uniche prove dell’esistenza di questo popolo nascosto dalla tastiera di ferro.

Niente sembra riscuotere la minima stima, si gioca sulla forza, sulla possibilità dell’arresto dell’avversario, ma anche sul fascismo e sull’antifascismo (categorie dello spirito tornate prepotentemente in auge), su quello che era la sinistra e su quello che è diventata la destra.

Italiani contro tutto e tutti: l’Europa, il ponte di Genova, “ballando sotto le stelle”, le dimissioni si o le dimissioni no, la cannabis e Gattuso, la castrazione chimica, il conduttore del tiggì, Emma Marrone, Amici, nello scontro quasi fisico quotidiano, il wrestling verbale è diventato prassi, necessità.

Gli uomini di buona volontà sembrano sgomenti, incapaci di creare le condizioni per innalzare una diga alla deriva di questa guerra mediatica volgare e foriera di guai maggiori, ma in questa tempesta qualcuno dovrà pur trovare il coraggio, per ridarci il piacere del pensiero alto, della dialettica, del confronto fermo ma intelligente, insomma trovare la strada che ci riporti all’antica casa della Ragione.

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