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Il buono, il brutto e il cattivo
Genova, l'olezzo del profitto dimentica qualsiasi decenza

Sembra non finire mai la settimana di Ferragosto,sembra un tempo sospeso sulle immagini della catastrofe di Genova,annunciata,naturalmente come sempre in Italia,paese perennemente a rischio geologico,sismico e soprattutto umano.

Non è caduto solo il ponte dell’Ing. Morandi,è caduta ogni remora sugli atteggiamenti di chi vede nell’azione di questo governo,piaccia o non piaccia,una novità operativa veemente,forse troppo,sicuramente nuova,come si cominciasse ad intravvedere un simulacro di quello Stato scomparso da molte legislature.

Si prende posizione,si rischia,si accusa,e anche si minaccia la Razza Padrona che ha fatto di questo paese “carne da porco”,giocando sull’immortale impunibilità di cui il potente ha da sempre goduto,e vuoi vedere che questi nazisti-squadristi-razzisti-omofobi-sovranisti- qualunquisti -populisti,chiederanno il conto?

Flaiano diceva:”gli italiani odiano l’arbitro perché prende una posizione”,la gauche-caviar del Nazareno,appannatissima, odia tutto quello che non è la gauche caviar del Nazareno. A Genova qualcosa si è mosso sulla pelle straziata di quaranta morti innocenti,sacrificati sull’altare di un profitto gretto e gelido che analizza soltanto vie di fughe legali,e come farla franca nel modo economicamente più indolore.

Bravi i paladini dell’industria etica,ecologica e solidale che saccheggiando le risorse dello Staterello,ha fatto il solito mega-bingo,con i numeri forse truccati e col croupier sempre amico,sempre disponibile a dare l’aiutino o l’aiutone Il crollo ha scoperchiato con una violenza inaudita l’incapacità della politica nazionale di fare giustizia sui super-Poteri che mal sopportano i pezzenti di Montecitorio,che parlano e parlano e parlano,tanto le scelte si fanno in barca a Portofino,o nella masseria di Otranto o nell’attico con piscina a Montecarlo,soprattutto quelle che comportano dividendi facili,e rischi nulli. Questa settimana sembra non finire mai,sembra che il tempo scandito dalle televisioni ci abbia fatto scoprire l’indifferenza del Signorotto rispetto al dolore,alle preoccupazioni del mondo basso, dei servi, che devono pagare senza sapere se riusciranno ad arrivare vivi dall’altra parte,ma intanto che paghino,poi ci metteremo a posto,e questo vale anche per le ambulanze che soccorrono i feriti o portano via i morti,”pecunia non olet.

Ma in questo caso dal Polcevera sale un olezzo disgustoso di un profitto che ha abbandonato ogni parvenza di decenza,e “quando il sangue scorre nelle strade è il momento di investire”,dice il cinico banchiere,ed ha una sua logica perché il sistema legislativo lo ha messo nelle condizioni di poter guardare dall’alto del suo forziere, un paese alla rovina,e nell’assenza di speranza prosperano gli affari degli squali avidi delle banche centrali.

Oggi con i “funerali dimezzati” di Stato si compie il rito retorico finale di quella che è l’ultima delle tragedie nazionali,alla presenza delle massime cariche istituzionali,ma le lacrime non serviranno a far cambiare le prassi medievali dei nostri grandi e piccoli imprenditori,sono solo una pausa prima di ricominciare a contare il denaro di una nuova giornata di lauti pedaggi.

Non c’è bisogno di vergognarsi,e poi di cosa,in fondo loro usano,strutture,infrastrutture un tempo pubbliche solo per giocare sul serio,giocare in Borsa con i loro amici vellutati in piazza affari,nella certezza che la responsabilità dei morti e dei feriti sarà sempre di qualcun altro,e poi lasciamo lavorare la magistratura e,in qualche lustro, avremo la verità.

Oggi Genova piange i suoi morti,ed è morta anche Areta Franklin,che cantava molti anni fa, di qualcosa che oggi ci sembra sepolto dalle macerie dell’ipocrisia italica,il rispetto.

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