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Il buono, il brutto e il cattivo
Da Marchionne a Lezzi-Emiliano. Siamo dominati dal politicamente corretto

Ben più grave del pericolo di dittatura e quello già realizzato diffusamente nell’ambito del linguaggio,espressione di un pensiero sempre più soggiogato da regole censorie:retorica e pestaggi.

Nell’agone mediatico istantaneo se le danno di santa ragione il Ministro Tiezzi e il Governatore Emiliano mentre nello studio di In Onda il sindacalista deputato Arnaudo smantella,senza contraddittorio, il lavoro di Marchionne,parole o urla esprimono l’assenza di volontà dialettica che le ha generate. Non siamo liberi di parlare,di scrivere di esprimere la nostra facoltà di giudizio e di critica,molti argomenti sono sigillati nella prevedibilità e non consentono alcuna incursione, l’autoritarismo del politicamente corretto ha contaminato e semplificato tutti gli ambiti dell’attività umana,anche in questo nostro livoroso paese.

Non si possono esprimere pareri forti e figuriamoci se ironici,non si possono fare valutazioni estetiche poichè ammantate di sessismo,guai a stabilire preferenze di genere o commentare la qualità di un ristorante o di una collezione di moda.


Non è possibile scrivere liberamente di architettura o affermare che una canzone o un cantante fanno schifo,così come un reality o un talent show,e poi l’audience li premia. Bisogna dare ai mestieri un tempo umili un’aura che non avranno mai,chiamare più elegantemente uno spazzino,un facchino o una cameriera non ne modifica lo stato sociale,ma niente di tutto questo è paragonabile al mondo della politica e dei partiti. Ormai gli avvocati sono intasati di cause per diffamazione o addirittura per calunnia,che si sa è un venticello,il dibattito specie se pubblico è prodromico alla rissa,all’insulto e dunque alla causa,una specie di cassa di compensazione delle frustranti e annacquate analisi pseudo- politologiche che ammorbano i nostri quotidiani,sempre meno letti e dunque sempre meno influenti.

Si scrive e si urla molto ma si dice sempre meno. La rabbia non esplode,semplicemente si incanala in un’autoflagellazione concettuale. Tutto è falso,tutto è frutto di una edulcorazione che impedisce alla schiettezza di esistere,e di raccontare,ogni narrazione è censurata,anzi auto-censurata per paura di apocalittiche conseguenze,soprattutto negli argomenti caldi:migrazioni,rapporto tra tutti i sessi,cariche dello stato,magistratura,capitani d’industria,solo nel cinema si possono ancora stroncare i film di quei registi che ci sono antipatici.

L’ironia è stata cancellata perché pericolosa,il paradosso viene visto con sospetto,ogni parola scritta deve essere centellinata,selezionata affinché non arrechi il danno della dialettica ruvida, paralate ma non disturbate lo scorrere noioso degli eventi,e soprattutto non datene letture controcorrente, potreste pentirvene amaramente.

La provocazione intellettuale che tanto ci piaceva in anni lontani,gli slogan esplosivi sono stati sepolti dalla polvere della prevedibile invettiva,che invece di mettere alla gogna i potenti ha lo scopo di celebrarne i fasti per il proprio modesto tornaconto. La parola libera è morta quando non abbiamo avuto il coraggio di sfidarne le sue più alte espressioni anche violente,ambigue,pericolose,e nel deserto del conformismo gozzovigliano fior di finti opinionisti,certo ma opinionisti del ventriloquo che li paga. Forse è arrivato il momento di non lasciare a qualche video urlatore il piacere di essere scortese,indelicato o addirittura irriverente,perché se deleghiamo l’opinione politica alla sola satira,l’analisi profonda dell’attualità diventa una burletta,dove vero,falso,battuta o realtà possono confondere le menti sempre meno abituate a pensare,sempre meno propense a cambiare canale.

 

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politicamente corretto





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